martedì 11 febbraio 2014

Il mio Balkan Express - Parte 3

il Bazar (dove la Bascarsija si congiunge con il quartiere austro-ungarico


Il giorno dopo mi sveglio convinta che ci sia il sole...invece....apro le finestre ed è tutto grigio e umido, sta diluviando. Ma non è un temporale estivo, sembra la tipica pioggia autunnale. Dopo un'abbondante colazione in hotel, decidiamo di prendere il famoso tram di Sarajevo e andare verso la zona dei musei. 
un modo curiosa di prendere il tram

Nel tragitto in tram passiamo in parte al Markale, il mercato dove ci fu la strage della gente in fila per il pane, dopo la quale la Nato diede l'ultimatum ai serbi affinché ritirassero le armi pesanti oltre un certo punto per evitare un conflitto aereo. Quando si avvicinava la scadenza, le forze serbe accondiscesero. Passiamo anche davanti alla fiamma eterna.
il famoso Holiday Inn

 Scendiamo vicino all'Holiday Inn e attraversiamo per andare al Museo Nazionale (Zemaljski muzej) di cui non riesco ad apprezzare molto per via delle spiegazioni quasi esclusivamente in serbo-croato e per l'allestimento decisamente insufficiente, ad esempio l'illuminazione nella sala dove sono esposti i minerali è scarsissima e orientata nel modo sbagliato, ma nonostante ciò il museo vale la visita anche solo per vedere l'HAGGADAH. L'HAGGADAH di Sarajevo ha una storia affascinantissima. L'Haggadah è lo straordinario manoscritto della tradizione sefardita. Fu scritto nella Spagna del XIV° secolo e sopravvisse alle ingiurie del Novecento. È un libro ebraico di cerimonie, una collezione di storie bibliche, di preghiere e di salmi che riguardano la Pesach, la festa che celebra la liberazione degli ebrei dall’Egitto.
l'Haggadah di Sarajevo

Al mondo esistono tantissime haggade, più o meno preziose e conosciute. L’Haggadah di Sarajevo si distingue per la bellezza delle sue immagini, per i colori arricchiti con oro e rame, per il fantastico mondo degli animali presentati, per gli ornamenti floreali e geometrici. L'Haggadah di Sarajevo, inoltre, ha la particolarità di presentare immagini di persone, nonostante la religione ebraica lo vieti.Il manoscritto si distingue anche per alcuni concetti insoliti: la terra è presentata come rotonda. Ciò accadeva duecento anni prima che Giordano Bruno venisse mandato al rogo perché sosteneva una simile, eretica teoria. La straordinaria bellezza del manoscritto è resa ancora più intrigante dalla sua storia, talmente insolita e avventurosa da sembrare prodotto dell'immaginazione. Quando gli Ebrei sefarditi furono costretti a fuggire dalla Spagna riuscirono a trovare asilo a Sarajevo dove furono accolti e si mescolarono a cattolici, ortodossi e mussulmani. Molti dei loro testi sacri furono bruciati in Spagna, ma l'Haggadah sopravvisse e fece la sua comparsa a Venezia nel 1600. Fu revisionata dal prete cattolico Domenico Vistorini, che si accertò che non contenesse nulla contro la Chiesa, annotando sull'ultima pagina del libro: "Revisto per mi". Nel 1894 l'Haggadah ricomparve a Sarajevo e fu esposta al Museo Nazionale di Sarajevo e se ne stette tranquilla fino alla Seconda Guerra Mondiale quando un gendarme tedesco la reclamò, conoscendone il suo inestimabile valore, ma il custode del museo, rischiando la vita, mentì dicendo che era già stata presa da un altro gendarme e quindi, una volta scampato il pericolo, prese l'Haggadah e la nascose in giardino, sotto terra in modo che superasse indenne anche quella guerra.La vita avventurosa dell'Haggadah però non era ancora conclusa...durante la guerra degli anni '90 il museo che la ospitava si trovava proprio sulla linea del fronte e quindi c'era il rischio che bruciasse durante un bombardamento. Questa volta a mettere il manoscritto al sicuro ci pensò il prof. Emir Imamović, direttore del Museo Nazionale. Insieme con un gruppo di poliziotti prelevò il manoscritto dal Museo e lo mise al sicuro.Dopo la guerra degli anni '90, l'Haggadah fu riesposta al Museo Nazionale in una stanza protetta in un box di massima sicurezza. E infatti la potremo ammirare a una distanza di qualche metro...però secondo me vale la pena renderle omaggio! 
Una riproduzione dei barattoli di carne in scatola che i cittadini di Sarajevo ricevevano nei pacchetti degli aiuti umanitari

Usciti dal museo nazionale andiamo a visitare il Museo di Storia, vale la pena visitarlo per la mostra fotografica al primo piano che documenta la guerra in Bosnia Erzegovina. É veramente toccante e non si trattengono le lacrime davanti a certe immagini, come quella di una scuola bombardata durante le lezioni o le crude immagini della strage del Markale. Non ci sono parole davanti a quell'orrore, solo lacrime e tanta compassione per quelle povere persone, ma anche tanta ammirazione per la città di Sarajevo che ha cercato per tanti anni di resistere all'assedio, assedio durato ben 6 anni. Interessante anche la ricostruzione di come cambiava la disposizione della casa durante la guerra: gli armadi venivano messi davanti alle finestre per proteggersi dai cecchini, tutto si spostava in sala...si dormiva, si mangiava e si viveva in un unico ambiente
Usciamo dal museo con le lacrime agli occhi, ma le lacrime si confondono con la pioggia che non vuole cessare.
Un po' mesti, torniamo alla Bascarsija e andiamo a mangiare i famosi cevapcici di Zeljo,che ci tirano su il morale, serviti con tante cipolle e un pane che sembra la pita greca, oltre che dei peperoncini rossi e verdi da sgranocchiare (per gli audaci)
slurp!!



Gironzoliamo per la Bascarsija, per le sue vie acciottolate con gli edifici in stile ottomano, entriamo a curiosare nel Bazar e poi ...eccoci in tutt'altra atmosfera nel quartiere austroungarico. Visitiamo la Sinagoga e la Cattedrale cattolica vicino alla quale si trovano alcune tra le più grosse Rose di Sarajevo, ovvero i buchi lasciati dalle granate poi riempite di vernice rossa in modo da ricordare il sangue delle vittime, senza cartelli né targhe, ma l'effetto che vi faranno sarà come quello di un pugno in pancia. 
via del quartiere austro-ungarico, un mix di architettura liberty e moderna


bottegucce di spezie
Arriviamo fino in fondo al quartiere austroungarico, dove si trovano anche numerosi bar e negozi moderni e visitiamo la Moschea di Alipašina dove è quasi il momento della preghiera e infatti ecco alzarsi il canto del muezzin.
Trg Oslobodenja...una partitina a scacchi?
Tornando verso la Bascarsija ci fermiamo in Trg Oslobodenja, ovvero piazza della liberazione dove la cattedrale ortodossa fa da sfondo ai vecchi che giocano a scacchi su una scacchiera gigante disegnata per terra. Rieccoci nel cuore della Bascarsija. Mentre ci dirigiamo verso il Sebilj, il simbolo della città, ci fermiamo nel cortile della moschea Gazi-Husrevbey, una delle più belle moschee di Sarajevo, costruita dai muratori di Dubrovnik nel XVI° secolo. 
Kiss under the Sebilj


Arriviamo alla piazza del Sebilj, vicinissima alla Biblioteca Nazionale. Il Sebilj è un po' il cuore della Bascarsija, il punto dove ci si dà appuntamento e dove si incontrano gli innamorati. É una fontana in stile moresco e fu fatta costruire prendendo a modello una fontana in pietra di Costantinopoli (Istanbul). Fu costruita nel 1891 e oltre che luogo di ritrovo per turisti, amici e innamorati, è anche il punto di ritrovo dei piccioni della città...è anche detta “Piazza dei Piccioni” ! É l'ora dell'aperitivo, attraversiamo quindi uno dei ponti sulla Miljacka e ci dirigiamo verso la Chiesa di Sant'Antonio che si trova vicino, guarda caso, al Birrificio di Sarjaevo, la Sarajevska Pivara, dove si producono la Sarajevsko pivo sia chiara che scura. E' un bell'edificio rosso e crema, con le grondaie in rame. Durante la guerra quando non c'era acqua corrente, la gente trascinava fino a qui tutte le taniche che riusciva a portare per poterle riempire di acqua potabile visto che il birrificio ha dei pozzi di acqua potabile a cui attinge per produrre la birra. Calcolate che per i Sarajeviti non era impresa da poco: dovevano far tutto a piedi, nascondendosi, scegliendo il percorso a volte più lungo per salvarsi dai cecchini, attraversando i ponti a zig zag più veloce che potevano sperando di non essere presi... Arrivati al birrificio dovevano mettersi in fila e una volta riempite le taniche dovevano rifare tutto il percorso all'incontrario, incontrando gli stessi pericoli ed in più trascinandosi dietro magari 8 kili di taniche piene di acqua. In un libro ho letto che con 4 litri di acqua si lavava e si dissetava per 3 giorni una famiglia di 4 persone. Ci si faceva “la doccia” con un quarto di litro d'acqua . E dopo 3 giorni bisognava ancora rischiare la vita per riempire di nuovo le taniche. Storie tristi a parte, entriamo nel birrificio dove c'è anche un bar con cucina e ordiniamo una birra scura per brindare alla nostra vacanza.
brindisi!!

...Peccato che l'euforia del momento verrà spenta pochi minuti dopo da una “bella” sorpresa che troveremo giunti nella via dell'hotel .
Qualcuno, credendo di trovare chissà cosa, ha sfasciato il vetro della macchina di Chegue e gli ha portato via lo stereo.
Per fortuna il ragazzo della reception si rivelerà un tesoro aiutandoci in tutti i modi, accompagnandoci alla polizia per fare denuncia e aiutandoci a trovare un parcheggio sotterraneo dove sistemare le macchine. Ci spiega una signora che torna sempre a Sarajevo per le ferie estive, che lei ora abita in Germania e quando torna a Sarajevo a casa sua (ha la casa di fronte al nostro hotel) siccome ha la macchina con targa tedesca e sa cosa succede in città, lascia la macchina pulita di ogni cosa e con il cruscotto aperto per far vedere che non c'è nulla dentro...in questo modo la lasciano in pace. Se no è meglio mettere la macchina in un parcheggio a pagamento custodito o nel parcheggio dell'hotel (il nostro non ne era provvisto).
Questo sarà l'unico inconveniente che incontreremo durante la nostra vacanza.
Per premiarci della giornata intensa, andiamo a cena nel cuore della Bascarsija, da “Dveri” dove abbiamo prenotato nel pomeriggio e dove hanno promesso di accoglierci con del pane fatto in casa. È una specialità albanese ed è una vera delizia!!! Il ristorante è minuscolo e sembra piuttosto un'abitazione privata. Poco dopo la moschea di Gazi-Husrevbey, sul marciapiede opposto c'è un negozietto che vende paccottiglia per turisti e fa angolo con un vicolo...il ristorante si trova in questo vicolo, è una porta che vi troverete sulla sinistra una volta imboccato il vicolo.Ha pochi tavoli e l'atmosfera è veramente calda e accogliente, potrete seguire la preparazione dei piatti personalmente in quanto la cucina è nel mezzo della stanza. Alle pareti sono appesa collane di peperoncini e di aglio.Oltre al pane, che è davvero sublime, mangiamo un'altra specialità, la polenta macedone, fatta con una specie di panna acida e formaggio e sfregata con l'aglio. Io prendo anche una specie di gulasch con prugne...una vera delizia!!!!Di sicuro è stata la cena più buona di tutta la vacanza...se tornassi a Sarajevo andrei dritta da Dveri!!!ve lo consiglio!
Dopo cena facciamo un giro per la Bascarsija, ma continua a piovere, allora ci rintaniamo in un locale a fumare narghilè.

DOVE MANGIARE:

ZELJO: in piena Bascarsija è il posto più famoso dove gustare i famosi cevapcici (serviti con cipolle e pita, come da tradiozione e non come vedrete fare in Croazia dove viene servita una versione più occidentalizzata.Essendo i proprietari mussulmani non vengono serviti alcoolici, ma solo bibite analcoliche.
L'ambiente è molto semplice e "grezzo", ma proprio per questo non turistico. Per intenderci non è un ristorante, ma una sorta di bar/tavola calda dove però assaggiare i migliori cevapcici della città a prezzi davvero irrisori (almeno per noi che abbiamo l'Euro) , ci sono tavoli in legno con panche e sedie, a volte ci si vedrà costretti a condividere il tavolo con altre persone, ma è anche questo il bello. La pulizia e il bagno non sono il massimo, per usare un eufemismo....ma per me vale la pena!!!

SARAJEVSKA PIVARA (Birrificio di Sarajevo): anche solo per i bellissimi interni e l'architettura e per vedere questo locale storico, vale la pena una visita! Oltre che la biirra ottima (la scura a mio modesto parere non aveva nulla da invidiare alle Dunkel tedesche) prodotta nello stesso stabilimento, si possono gustare semplici piatti tradizonali a poco prezzo. La consiglio o per uno spuntino/aperitivo pre cena o per il pranzo del mezzogiorno.


DVERI: questo piccolissimo ristorante, difficile da notare nel marasma della Bascarsija, è stato il miglior ristorante provato non solo a Sarajevo, ma durante tutto il viaggio. La cucina è a vista quindi vedrete con i vostri occhi quello che vi cucineranno, l'ambiente è molto accogliente e caldo, il fatto che fuori piovesse ci ha fatto sentire proprio un senso di calda accoglienza al nostro ingresso e immagino che questa sensazione venga amplificata in caso visitaste Sarajevo in inverno sotto la neve. Se prenotate ricordate di chiedere di farvi tovare il loro pane fatto in casa, è una ricetta albanese ed è ottimo, si scioglieva in bocca. I piatti sono pochi, molto curati e tutti legati alla tradizione con qualche sconfinamento alla vicina Macedonia. I prezzi sono leggermente più alti che in altri ristoranti provati in Bosnia, ma comunque economici per noi italiani e vale davvero la pena. Spero che in questi ultimi 5 anni non sia cambiato!
cena da Dveri




Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un tuo pensiero...mi farà piacere!