giovedì 25 settembre 2014

#sensomieiviaggi I Ponti dei miei Viaggi

Dopo aver saltato un appuntamento de "Il Senso dei Miei Viaggi" a causa del poco tempo al ritorno dalle ferie, eccomi di nuovo presente! Il tema di questo mese è stato proposto da Alessandra di Fiori e Vecchie Pezze e si intitola "I ponti dei miei viaggi", un tema che mi ha subito ispirato visto che ho sempre subito il fascino dei ponti, così sospesi nel vuoto, dall'aspetto a volte fragile a volte possente, dalla loro simbologia intrinseca di unione e collegamento, simbolo di "passaggio" o, nel caso dell'arcobaleno, simbolo di unione tra terra e cielo...e si potrebbe continuare all'infinito. 
E' stata dura selezionare le foto, ma alla fine ho scelto i tre ponti più rappresentativi di una sola Nazione, la Bosnia Erzegovina, perchè ricchi di storia sia passata che recente. 

Il Ponte Latino - Sarajevo - Il Ponte della Storia


Il Ponte Latino

Il Novecento è detto anche "Il secolo breve" perchè i primi 14 anni furono uno strascico della Belle Epoque, infatti il Novecento si fa idealmente iniziare con la Prima Guerra Mondiale e la Prima Guerra Mondiale ebbe come miccia l'attentato all'Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo per mano dell'anarchico Gavrilo Princip, inizialmente ricordato da una targa sul Ponte Latino come "Eroe" mentre ora come "Terrorista" in quanto Gavrilo ero serbo. Gavrilo sparò i colpi letali proprio dal Ponte Latino. 
Ora...se facciamo un riassunto molto semplicistico si può dire che il Novecento nasce e muore a Sarajevo. Dalla Prima Guerra Mondiale la Germania uscì praticamente annientata e questo pose le basi per il Nazionalismo, fornì terreno fertile a Hitler per il suo scellerato disegno nazista. Ed ecco quindi scoppiare la Seconda Guerra Mondiale che ebbe, tra le tante conseguenze, il consolidamento del Comunismo; tra il 1945 e il 1948  i partiti comunisti giunsero al potere in Jugoslavia, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Albania, Polonia e nella Repubblica Democratica Tedesca. Viene eretto il Muro di Berlino...e il Novecento viene idealmente fatto finire proprio con la caduta del Muro, il 9 Novembre 1989. Dopo la caduta del Muro si ebbe come diretta conseguenza l'Autunno delle Nazioni, ovvero il rovesciamento di vari regimi comunisti...Polonia, Germania Est, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria, Estonia, Lituania, Lettonia,Romania e Albania...fino ad arrivare ai primi anni '90 quando anche la Jugoslavia si dissolse, pezzo per pezzo.
Il conflitto in Bosnia conclude idealmente il Novecento che qui muore, a Sarajevo, dove era cominciato, su quel ponte dall'architettura così insignificante, ma così pregno di Storia. 
Per molti storici, la guerra in Bosnia non è l'ultima del Novecento, ma la prima del Terzo Millennio. Paolo Rumiz scrive: 
"La guerra in Bosnia non era affatto l’ultima del Novecento. Era la prima del terzo millennio. Esprimeva già il potenziale distruttivo delle tempeste a venire. C’era in essa l’impotenza dell’Europa di fronte alle crisi che la riguardavano. C’era la debolezza dell’ONU e c’era già, tutta, la solitudine americana nel suo ruolo di poliziotto del mondo. Vedevi anche, con anticipo, l’inutilità delle guerre stellari e delle bombe intelligenti di fronte a conflitti rasoterra dove i clan conservavano il controllo del territorio e le popolazioni vantavano capitali di orgoglio e sopportazione capaci di sballare ogni nostra previsione strategica.”
La guerra in Bosnia, scatenata col pretesto di reprimere un fondamentalismo islamico che ancora non esisteva, lungi dal prevenire il terrorismo, lo svegliava dal suo torpore, lo richiamava in vita.
“Rinunciare alla coesistenza a Sarajevo significa semplicemente non credere nell’Europa.  Preferire i muri ai ponti in un continente che è un ponte di per sé, una straordinaria Terra di Mezzo".

Quindi potete immaginare l'emozione provata quando sono tornata a Sarajevo quest'anno dopo 5 anni dall'ultima volta. Proprio quest'anno, anno in cui ricorre il primo centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Mentre guardavo la Miljacka scorrere sotto il Ponte Latino ho visto scorrere tutta la Storia del Novecento sotto di me.


Ponte Mehmed Paša Sokolović - Višegrad - Un ponte da Premio Nobel

Il ponte sulla Drina
A Visegrad ci si arriva in un'oretta di macchina da Sarajevo. Sarà che durante il tragitto leggo ad alta voce "Il Ponte Sulla Drina" del premio Nobel Ivo Andric, sarà che proprio mentre stiamo per arrivare, nel libro viene descritta minuziosamente la scena in cui un uomo viene impalato ed esposto sul ponte, sarà che proprio Visegrad è stata teatro di uno dei primi scenari di pulizia etnica e genocidio perpetrati dai cetnici sui musulmani che abitano quella zona, sarà che qualche giorno prima avevo letto un articolo proprio sulla Drina quale scenario di guerra negli anni '90 tanto che si narra che a volte il fiume perdeva la sua sfumatura verde smeraldo per diventare rosso sangue, sarà un insieme di tutti questi motivi, ma quando arrivo sul Ponte mi colgono un'inquietudine e un senso di nausea pazzesca. Mi gira la testa. Non mi sento a mio agio. Sembra che le persone del posto ci guardino un po' storto, non c'è una bella atmosfera e a parte il ponte, che è veramente una costruzione di inestimabile valore, Patrimonio Unesco e con una storia molto interessante, il resto della cittadina è veramente degradato. Anche il minimarket, dove entriamo per comprare dei panini, ha un'atmosfera tetra e cupa.
Dal canto suo la bellezza del ponte è quasi fuori luogo in quel posto angosciante e ancora troppo rimbombante di grida di terrore e morte. 
Il ponte fu costruito nel periodo in cui la Bosnia era occupata dagli Ottomani, la costruzione durò parecchi anni e fu terminata nel 1571. Ai tempi veniva applicata dagli Ottomani la pratica del "Devscirme"(dal turco "devşirmek", "raccogliere") , pratica che veniva applicata ai cittadini di religione diversa dall'Islam, quindi nel caso specifico ai Serbi Ortodossi. In sostanza si trattava di un tributo di sangue: i contadini serbi dovevano cedere i proprio figli all'Impero, essi venivano allontanati da casa ancora bambini e cresciuti ed istruiti come "Giannizzeri", l'ordine militare d'élite dell'esercito ottomano. Molti contadini serbi con il tempo iniziarono a vedere questa pratica come un'opportunità per i loro figli di crescere con un'istruzione e con un futuro più roseo nella capitale, con la speranza che non si dimenticassero delle loro famiglie e potessero magari, occupando posizioni di potere, fare qualcosa di positivo in favore della loro terra d'origine. Tra i tanti bambini portati via da Visegrad, ce ne fu uno che spiccò per intelligenza e capacità tanto da entrare nelle grazie del Sultano Solimano il Magnifico e di suo figlio Selim che gli concesse in sposa la figlia Ismihan. Il ragazzo prese il nome di "Mehmet" e, non avendo dimenticato nè la sua città d'origine nè il faticoso viaggio in cui dovette attraversare la Drina in piena quando ancora non esisteva un ponte, commissionò, oltre che opere religiose e commerciali, la costruzione del ponte di VIsegrad.
Come spiega anche Andric nel suo capolavoro letterario, per costruire il ponte si lavorò per anni giorno e notte e il risultato fu questa magnificenza architettonica della lunghezza totale di 179 metri poggiata su 11 arcate e con una carreggiata di 4 metri. Dall'inizio della sua costruzione il Ponte divenne parte integrante della vita cittadina e simbolo di unione tra due mondi e tra due religioni, ma nel corso dei secolo anche triste testimone di persecuzioni perpetrate prima dagli ottomani sui serbi ortodossi e poi , durante il più recente conflitto degli anni Novanta, dai cetnici sui bosgnacchi, tanto che il ponte fu spesso usato come vetrina, sia nell'epoca ottomana che in quella più recente, di teste mozzate e impalate. Forse l'aria e la terra sono ancora troppo pregni di quell'orrore, forse è per questo che mi sembrava di respirare un'aria malsana. Forse quando i lavori di restauro e recupero dell'intera cittadina saranno finiti (per ora ho visto solo i pannelli con il disegno del progetto) si potrà cercare di voltare pagina...ma forse ora è ancora troppo presto.

Lo "Stari Most", il ponte vecchio di Mostar, il ponte per antonomasia

veduta dello Stari Most dalla cima di un minareto

Cambiando totalmente atmosfera, eccoci nella sassosa e mediterranea Erzegovina. A Mostar il vento profuma già di mare e salsedine e la Bosnia sembra trovarsi a una distanza siderale, se non fosse che anche qui troviamo gli stessi echi d''oriente, come i minareti o lo Stari Most, il Ponte Vecchio, simbolo della città. 
Quando tornai a Mostar la prima volta dopo la guerra, appena vidi il ponte sentii salire le lacrime agli occhi perchè io su quel ponte c'ero già stata nel lontano 1989, avevo 8 anni, ma mi era rimasto impresso nella mente.
Tornata a casa da quella vacanza avevo dovuto finire i compiti delle vacanze e tra i tanti c'era un tema: dovevamo descrivere un posto visitato in vacanza. Io avevo fatto molto di più. Complice quel fuoco che fin da piccolissima mi aveva sempre accompagnata, quella voglia di scoprire e viaggiare (tanto che anche quando avevo solo 6 anni mi ero inventata un catalogo di viaggi usando un quaderno a quadretti e dei ritagli di riviste), avevo preso tutti i depliant informativi su Mostar, ritagliato le varie foto, mi ero documentata sulla sua storia e infine avevo redatto una sorta di mini guida turistica della città, tanto che la maestra era rimasta entusiasta e aveva voluto elogiarmi davanti a tutta la classe.
4 anni dopo quel viaggio, mia mamma, seduta sul divano di casa, mi chiamò urlando per mostrarmi in tv i bombardamenti e la distruzione del Ponte. Lo ricordo come se fosse ieri. Mi disse “Chiara, ricordati questo giorno, perchè abbiamo visto un pezzo di storia che ora non c'è più”
Eravamo tutti tristi.
Il ponte infatti, considerato simbolo di unione tra il quartiere Croato-Cattolico e il quartiere Ottomano-Mussulmano, fu distrutto dai Croati. All'inizio del conflitto i croati-cattolici e i mussulmani si allearono contro i serbi che circondavano la città, ma in un secondo momento, i primi, allettati dalla possibilità di annettere l'Erzegovina alla ricca Croazia, si misero a fare la guerra ai loro “fratelli” musulmani e la distruzione del ponte fu puramente un atto simbolico senza alcun valore strategico. E così, quell'elegante arco di pietra chiara che per 500 anni aveva visto la sua superficie colorarsi di argento al chiarore della luna, quel ponte che aveva visto scorrere la Neretva color smeraldo proprio sotto i suoi piedi e centinaia di ragazzi tuffarsi nelle sue acque, in pochi minuti venne distrutto dalle bombe e crollò in acqua, portandosi dietro mezzo secolo di storia.
Nel 2004, grazie anche a un finanziamento italiano, fu ricostruito tale e quale. Alcune pietre, poche a dir la verità, furono raccolte dal fiume e riutilizzate. Per le altre invece si cercò di studiare com'erano state tagliate, si ricavarono dalla stessa cava da cui furono estratte 500 anni prima, e si tagliarono rigorosamente a mano in modo da essere il più simile possibile all'originale.
Il ponte è tornato bello come prima, ma due pietre, una da un lato e una dall'altro, invitano a non dimenticare quello che è stato. “Don't Forget 1993” .

lunedì 22 settembre 2014

Etichette per le città

Voglio riproporre come un gioco un post che mi ha molto divertito, si tratta dell'ultimo post del blog "La Ragazza con la Valigia" (blog che trovo graziosissimo per i contenuti, sempre scritto in modo originale e soprattutto spontaneo, si nota anche dal fatto che i post hanno una frequenza molto variabile a seconda dell'ispirazione dell'autrice)...

Praticamente si tratta di dare alle città che avete visitato un aggettivo che le rappresenti (almeno per voi), una sorta di etichetta...siccome è un "gioco" che ho fatto spesso nella mia mente, ve li ripropongo...

LUBIANA...la città degli abbaini


VENEZIA...la città della dolce malinconia 



VIENNA...la città delle possibilità


ISTANBUL...la città dei sensi (scusa Ragazza con la Valigia, ma è la stessa cosa che ho sempre pensato anche io)



COLMAR...la città delle fiabe




PRAGA...la città della bellezza


BERLINO...la città del movimento



DUBLINO...la città del cambiamento
(ci sono andata talmente tanto tempo fa che non esistevano o quasi le macchine fotografiche digitali e non avevo nemmeno lo scanner per scansionarle...ma da quel mese a Dublino con la mia migliore amica tornai totalmente diversa, tanto che esiste una Chiara pre-Dublino e post-Dublino...)

CRACOVIA...la città dello stupore


BELGRADO...la città del godimento...


SARAJEVO...la città dei sentimenti viscerali...

sembra una foto anni 80, ma l'ho scattata io 5 anni fa...che effetto!!

BERGAMO...la città che profuma di casa...




giovedì 18 settembre 2014

Sarajevo mi accoglie!

Avvolta nell’atmosfera della Baščaršija , con i suoi echi d’oriente e l’aria frizzantina mi sento accolta.

Sarajevo - meeting of cultures

Il giorno dopo vedo Sarajevo per la prima volta illuminata dal sole, la vedo brillare con il suo cielo blu, come solo in montagna può essere il cielo, rivedere la città inondata di luce (nel 2009 fummo sfortunati e piovve per 2 giorni e mezzo) è tutta un’altra cosa e mi sento ancora più innamorata.

interno della cattedrale cattolica

I nostri compagni di viaggio non sono mai stati a Sarajevo e così eccoci a far da ciceroni tra Feradija e la chiesa Cattolica, tra la piazza degli scacchi (che per far posto agli stands del Sarajevo Film Festival si sono dovuti spostare su una scacchiera dipinta con gli spray poco più in là di quella originale) e la chiesa Ortodossa, tra i palazzi color crema e azzurrini del quartiere austro-ungarico e il Bazar ottomano e infine la suggestiva Baščaršija , con i suoi colori e i suoi profumi d’Oriente.

Il mercato coperto
In realtà appena arrivati in centro entriamo nel mercato coperto ,una signora al banco dei formaggi fa i complimenti a mia figlia e ci offre del formaggio, assomiglia a una provola affumicata, ma la pasta è più dura.

la "Signora dei Formaggi"...eh eh eh...
Ce ne fa assaggiare altri, tra cui il famoso formaggio di Travnik, che viene prodotto solo nella città omonima e fatto insaporire in salamoia dentro a delle cassette di legno, poi assaggio un altro formaggio ancora…alla fine gliene compro un po’, iniziavo a sentirmi una scroccona. Esco dal mercato che mi sembra di aver già pranzato…e sono solo le 10 del mattino!!
Ed ecco davanti a noi il Markale, tristemente noto per la strage del 5 Febbraio 1994 in cui morirono 68 persone e ne furono ferite circa 200, strage dopo la quale il 10 febbraio la NATO diede ai serbo-bosniaci dieci giorni di tempo per ritirare l’artiglieria ad almeno 20 chilometri di distanza da Sarajevo oppure consegnarla alle Nazioni Unite: in caso contrario sarebbero cominciati attacchi aerei contro le loro posizioni.

il Markale - sulla parete rossa i nomi delle vittime

Ma questa volta voglio concentrarmi sul presente, non sul triste passato. Voglio godermi i suoi colori, la gentilezza dei suoi mercanti che vogliono a tutti costi far assaggiare a Stella un fico piuttosto che una prugna. A guardarlo senza sapere, sembra un mercato come un altro, allegro , vivace e suggestivo come lo sono tutti i mercati “storici” delle grandi città.

L'uomo dei fichi :-)


ma guarda un po' che bilancia...




Nella Bascarsija dopo il Bazar ci dirigiamo verso la Moschea di Gazi Husrev Beg, la rivedo volentieri, per me è di una bellezza così delicata da restare incantati. Stella è attirata dalla grossa fontana dove i fedeli si lavano i piedi prima della preghiera.

la fontana della Moschea


Fontana della Moschea - dettagli

Ma il punto forte della giornata è la Biblioteca Nazionale, quella è anche per me una “prima volta” e l’emozione  è davvero tanta.
interni restaurati della Biblioteca

Ovviamente non sarà più la stessa cosa, è anche tutto “troppo nuovo” , troppo “pulito” , come lo Stari Most a Mostar, ma è un edificio grandioso, da mozzare il fiato, di una bellezza potente e la sua storia rende tutto ancora più affascinante.

interno della Biblioteca Nazionale



particolare della Vijecnica (foto a cui tengo molto, è la prima foto scattata da Stella!!!)

All'interno dei pannelli spiegano la storia della Biblioteca Nazionale...da chi fu commissionata, il progetto, alcune foto di repertorio, l'incendio avvenuto durante la guerra e le fasi di restauro. Stella poco prima di entrare mi aveva convinto a comprarle un palloncino a forma di coccinella ("bubamara" ho detto al venditore di palloncini nella piazza del Sebilj...e questo ha cominciato a parlarmi in serbo croato...ehm...vedi a voler fare la figa pronunciando una delle poche parole in serbo croato che hai imparato in tutti questi anni???) e nelle foto che ho scattato mi sono accorta che spesso per caso è apparsa nell'angolo a sinistra, lo voglio vedere come un segno di buon auspicio per la Viječnica che durante il rogo del 1995 si vide portar via dalle fiamme circa l’80% di libri, documenti, manoscritti rari e fotografie, oltre due milioni di volumi. Per me la distruzione della biblioteca di Sarajevo rappresenta l'essenza di questa guerra:l'urbanicidio perpetrato dai cetnici sulla città di Sarajevo, la loro volontà di cancellare secoli di storia e convivenza etnica e religiosa, il rogo della cultura e della civiltà...cosa meglio di una biblioteca che brucia può rappresentare tutto ciò? 

Un po' storditi da tanta bellezza e dal fascino della storia ci rituffiamo nell'allegro chiasso della Bascarsija e cerchiamo Sac, una delle tante Buregdzinica della città, forse la migliore (mi fido perchè ci è stata suggerita da un caro amico originario di Sarajevo...chi meglio di lui???) . 
al formaggio, agli spinaci, alla carne...che Burek scegli?

Qui vendono solo burek, fatto in tanti modi diversi, ci sediamo all'interno, in uno dei pochi tavoli in legno. Le cameriere sono gentilissime con la mia Stella e la riempiono di complimenti. Il mio burek al formaggio si scioglie in bocca, è perfetto, gustoso e la morte sua è proprio lo jogurt bianco che qui si usa bere come accompagnamento (nella Bascarsija molti commercianti sono musulmani e quindi non servono alcoolici).
E il nostro giro prosegue con il rito del caffè turco..ops, bosniaco, non so quanti ce ne siamo bevuti in quei giorni; qui il rito del caffè è una cosa seria (e adorabile, a parer mio..) il caffè è servito su un bel vassoietto di rame con un "rahat lokum ", ovvero un dolcetto , una sorta di cubetto di gelatina ricoperto di zucchero a velo, di solito all'aroma di rosa (il mio preferito), ma disponibile anche alle noci e alla vaniglia. Il caffè non viene servito direttamente nella tazzina ma in un bricco sempre di rame. Le tazzine di ceramica sono decorate o rivestite esternamente anch'esse di rame. Sul vassoio viene servito anche lo zucchero, ma non semolato, bensì in zollette.

rito del caffè

Giriamo tra le vie del quartiere austroungarico, entriamo nella cattedrale ortodossa, spiamo per un po' i giocatori di scacchi nella piazza adiacente la cattedrale e gironzoliamo tra gli stands del Sarajevo Film Festival, evento che fu ideato proprio durante l'assedio (come si fa a non amarla questa città???).

tra la Bacarsija e il quartiere Austro-Ungarico

Risaliamo infine la Miljacka, attraversiamo il Ponte Latino e andiamo a goderci un'altra delle meraviglie di questa città, una gioia per il palato, ma anche per gli occhi: il birrificio di Sarajevo, la Sarajevska Pivara, un bell'edificio rosso proprio vicino alla chiesa cattolica di Sant'Antonio. 
interni del birrificio

 Il birrificio fu fondato nel 1864 e non smise di funzionare, in un certo senso, nemmeno durante il conflitto degli anni 90 perchè era l’unico posto in città in cui ci si poteva rifornire di acqua potabile grazie alla sorgente sotto l'edificio, la stessa usata per fare la birra. La gente attraversava la città con quante più taniche poteva, rischiando ogni volta la vita perchè per arrivare al birrificio bisognava passare in alcune delle vie più pericolose della città, esposte alla vista dei cecchini. Molti facevano il giro più lungo, ma al ritorno , con le taniche cariche d'acqua, era molto difficile. Il locale è molto suggestivo, la luce è soffusa, l'arredo è in legno, i lampadari antichi e maestosi. Si può anche cenare, noi ci siamo andati solo per una birra (sì, beh, ok...due birre) ...e che birra! Hanno sia la birra chiara che scura (tipo le dunkel tedesche), hanno la birra radler (aromatizzata al limone) e anche la birra analcolica (a me è piaciuta moltissimo la birra scura). 

Per cena scegliamo invece un locale fuori dai sentieri più battuti, ovvero il vecchio Club degli Scacchi di Sarajevo, oggi ristorante tipico. La via non è lontana dalla zona della Fiamma Eterna, ma sembra di entrare in un altro mondo. Lontano dal caos del Sarajevo Film Festival. Lontano dai turisti della Bascarsija. Qui non c'è anima viva, una strada buia e poi una scalinata, ed ecco sulla nostra destra l'ingresso del Club degli Scacchi. Qui i pochi avventori sono tutti gente del posto, noi siamo gli unici stranieri. Il menù è vario, ma in realtà hanno solo pochi piatti di quelli elencati. Quasi obbligata, scelgo i dolmades e mai scelta obbligata fu più felice di questa!! I migliori dolmades mai assaggiati accompagnati da un pane meraviglioso che sembrava focaccia e da una fresca Karlovacko...ebbene sì!! L'abbiamo trovata anche a Sarajevo. 

Tornata a casa apriamo il rubinetto e...non scende nulla. Ora capiamo a cosa servivano quei due boccioni da 5 litri l'uno che la padrona di casa ci aveva lasciato in bagno. Vado in panico...ma come diavolo facciamo??? Come si usano?Quando tornerà l'acqua? Mettto un messaggio tra lo scherzoso e il tragico su Facebook...iniziano a fioccare i commenti divertiti finchè arriva "il Bekcic" che mi dice "l'acqua dovrebbe tornare domattina, quanto all'uso dei boccioni...beh potrei scriverti un manuale".
Al che ripenso al birrificio, alla gente in fila per l'acqua, con le sue taniche da riempire, nessuna goccia andrà sprecata. L'acqua deve bastare per cucinare e lavarsi. 
E io mi sento stupida e arrogante. E sarà solo la prima volta durante quei giorni. 
Buona notte Sarajevo...Sarajevo ljubavi moja...

mercoledì 10 settembre 2014

Aperitivo di fine estate

 E anche quest'anno è arrivato. Settembre, intendo. Per molti, me compresa, Settembre è un nuovo inizio, quasi come se il primo dell''anno non fosse il primo Gennaio, ma il primo Settembre. Devo dire che quest'anno le vacanze e il mio splendido viaggio tra Puglia e Balcani mi hanno decisamente ricaricato e finalmente vedo un orizzonte (ho quasi paura a dirlo...) sgombro da nubi...le nuvole le ho lasciate nel cielo di Agosto qui nel Nord Italia, quando sono partita il 5 Agosto più scendevo verso Sud più il cielo si schiariva e anche nei Balcani abbiamo trovato praticamente sempre bel tempo. Ho fatto scorta di sole e vitamina D per il lungo inverno della Val Seriana, sperando sia meno piovoso di quello dello scorso anno.Io per quest''anno che "inizia", ho un solo grande desiderio. Spero che questa volta nessuno mi metterà i bastoni tra le ruote.
Una cosa che rende più dolce il rientro a casa è rivedere gli amici. Quando viaggio sembra che il tempo si dilati, sembra che una giornata duri il doppio perchè le cose che si fanno quando si può godere del tempo libero sono così tante...e tornare dopo un viaggio di tre settimane dopo aver macinato 3000 km, essermi riempita gli occhi di così tanta bellezza e diversità...beh, mi aveva riempito talmente tanto il cuore e l'anima che avevo un bisogno fisico, un bisogno traboccante di raccontare e rendere partecipi i miei amici. E poi volevo sapere delle loro vacanze, dei loro viaggi.
Quale miglior occasione che un aperitivo di fine estate? Ormai è una cosuetudine e per il secondo anno di fila l'abbiamo fatto a casa nostra.

Il tempo ci ha assistito e così abbiamo sfruttato il nostro terrazzino, anzi faceva proprio caldo tanto che il tradizionale brindisi "Alla fine dell'estate" (so che può sembrare un brindisi un po' triste, ma in realtà dietro c'è un aneddoto divertentissimo...è una storia lunga...ah ah ah...) è stato ironicamente cambiato in "All'inizio dell'estate", perchè quest'estate bizzarra sembra proprio prenderci per i fondelli, visto che dopo le piogge interminabili di Luglio e Agosto, Settembre è inaspettatamente caldo e soleggiato.

Ognuno ha portato qualcosa, da bere o da mangiare, ma anche io mi sono data da fare. In effetti è da tempo immemore che non posto una ricetta e in teoria nel titolo del mio blog c'è anche la parola "Mangiare", il fatto è che spesso mi dimentico di fare le foto e poi spesso desisto perchè penso "ma che ricetta vuoi pubblicare? A chi vuoi che interessi? Di food blogger è pieno il mondo", ma forse a qualche mamma come me con sempre poco tempo a disposizione potranno interessare queste ricette veloci e facili e dal risultato assicurato.

Per prima cosa ho preparato un'Insalata di orzo perlato vegetariana

Gli Ingredienti: orzo perlato, pomodorini pachini, capperi, feta, sedano, semi di papavero, olive denocciolate, funghetti chiodini sott'olio, olio e sale.

ingredienti per la mia "insalata di orzo perlato" vegetariana...
Fate cuocere l'orzo perlato e scolate. Passate lo scolapasta sotto il getto dell'acqua fredda e scolate di nuovo l'acqua. Versate l'orzo in una grossa ciotola e aggiungete un cucchiaio di olio d'oliva. Tagliate i pomodorini pachini in 4 spicchi ciascuno, risciacquate i capperi sotto sale e asciugageli, tagliate la feta a dadini e il gambo di sedano a rondelle piccoline. Versate tutti gli ingredienti sull'orzo e a questo punto aggiungete le olive denocciolate, i funghetti, una mezza manciata di semi di papavero e un pizzico di sale, mescolate bene il tutto ed ecco fatto!!! Il piatto è pronto!!

insalata d'orzo 

Ho preparato anche le Girelle alla Provola e Prosciutto di Praga che hanno sempre molto successo:

Girelle al Prosciutto di Praga e Provola Affumicata
Ingredienti per 12 persone: due rotoli di pasta per la pizza Buitoni, due provole affumicate, 350 g di prosciutto di Praga, basilico, un tuorlo d'uovo.

Stendete la pasta per la pizza sopra un foglio di carta da forno (potete usare quello già incluso nella confezione), stendete le fette di prosciutto affettate sottili riempiendo bene e uniformemente lo spazio. Sopra il prosciutto aggiungete le fette di provola tagliate molto sottili e alcune foglie di basilico qua e là. Arrotolate la pasta della pizza aiutandovi con la carta da forno fino a ottenere un rotolone, tipo uno strudel. 
Mettete i rotoloni in frigo per almeno 15/20 minuti. 
Intanto accendete il forno a 220° e sbattete in una ciotola il tuorlo di una o due uova. 
Sulla teglia stendete un foglio di carta da forno e disponetevi le rondelle dallo spessore di almeno un cm che avrete precedentemente tagliato dai vostri rotoloni compattati grazie alla permanenza in frigo.
Spennellate velocemente con il rosso dell'uovo (ma una volta io me ne sono dimenticate e sono usciti buonissimi lo stesso) le vostre "girelle" e infornate per un quarto d'ora/venti minuti.
Ecco le mie golose girelle! Andranno a ruba!
Vedrete che bontà!! Andranno a ruba, sono sempre un successone!! Le avevo preparate anche a Capodanno e alla festa di compleanno di Stella!

Un'altra stuzzicheria facilissima da preparare se usate la sfoglia già pronta (la sfoglia rettangolare, non rotonda) è la Sfogliata ai Pomodori e Provola (rieccola!!!!)

Sfogliata ai pomodori e provola
Ingredienti per 10 persone (ma dipende da quanto grandi taglierete i quadrati di sfogliata): due sfoglie già pronte rettangolari, 3 pomodori perini, olio, basilico, sale, una provola affumicata, senape.

Per prima cosa, un'oretta prima di preparare il resto, tagliate i pomodori a rondelle sottili (circa 2/3 mm), riponetele su un piatto con un po' di sale per far perdere loro l'acqua. 

Sovrapponete le due sfoglie in modo preciso e schiacciatele un po' con le dita, a questo punto spennellate la sfoglia con il composto di senape (due cucchiai) e olio (un cucchiaio) che avrete precedentemente preparato in una ciotolina. 

Tagliate le fettine di provola molto sottili e stendetele su tutta la superficie della sfoglia, sopra la provola stendete le fettine di pomodoro sgocciolate e asciugate e qualche foglia di basilico. 

A questo punto la sfoglia è pronta per essere infornata a 220° per circa 20 minuti. Quando sfornerete la sfoglia, tagliatela a quadrati più o meno grandi e serviteli ancora caldi! 

Oltre a queste facilissime quanto golose leccornie, avevo preparato degli spiedini di feta, pomodorini pachini e olive taggiasche (non c'è manco bisogno di spiegarvi come si fanno, immagino siano a prova di idiota)...

...e con l'aiuto di mia figlia, che si è divertita tantissimo, abbiamo preparato gli ormai famosi biscottini salati alla salvia di cui avevo preso ispirazione al ritorno dalla mia vacanza sull'isola di Cres.


I nostri amici avevano portato un'insalata di riso al curry, fagioli rossi e mais, delle pizzette e le classiche chips... Il tutto accompagnato da fiumi di birra...inutile dire che è stata una bellissima serata, piena di racconti, risate e brindisi...

Che l'Autunno sia pieno di cose belle per tutti voi che mi leggete!!!