sabato 20 luglio 2013

Il momento del dolore

Ultimamente, viste anche le mie recenti vicissitudini, ho notato quanto la nostra società occidentale rifiuti il dolore o l'esternazione dello stesso.
"Dai, dai...su con la vita, pensa a chi sta peggio!"
"Dai, non fare così, non piangere, non sono queste le cose brutte della vita"
Come se pensare a chi sta peggio di te o a dolori più grandi possa farti stare meglio...non è anche un po' grottesca e antipatica questa cosa?
Cioè se mi rompo una gamba devo rallegrarmi perchè invece uno che conosco la gamba non ce l'ha più?
Cioè...fanculo!Non nego che le stesse frasi le ho dette anche io decine di volte...ma ora a ripensarci mi sento un po' stupida.
Ognuno piange il suo dolore.
Se sto male non mi fa certo stare meglio pensare a cose più tristi o a tragedie immani...
E non si tratta di commiserarsi.
Si tratta di dare sfogo ai propri sentimenti. 
Ai sentimenti di QUEL TUO momento.
Non esiste più l'elaborazione del "lutto"?
Un tempo era una cosa quasi corale...
Non esiste più il diritto di essere addolorati e tristi? Bisogna rendere conto a qualcuno?
C'è sempre qualcuno lì pronto a ricordarti che devi "tirarti su" in fretta, ma per il bene di chi?
Di chi sta male o di chi gli sta intorno?
Sembra quasi di dare fastidio.
Eppure nessuno reprime una risata.
Io rido sempre di gusto, rido di pancia e di cuore. Sono una persona sì sensibile, conosco bene la malinconia che abita da sempre nel mio cuore, ma sono una persona socievole, solare, divertente, piena di vita.
"Ebbra di vita"
Così mi definì una mia cara amica.
Forse il complimento più bello che mi abbiano mai fatto.
Ma se sono così è perchè conosco il dolore e non lo ripudio.
Posso essere felice perchè conosco l'infelicità, perchè conosco la paura.
Posso ridere e vibrare di gioia perchè ho sofferto.
Invece se un giorno sei triste, devi mostrare la faccia di sempre, quella allegra. Perchè altrimenti
dai fastidio.
Altrimenti sei una nota stonata.
E invece secondo me è giusto riconoscere il momento del dolore e dargli il giusto peso e il giusto
significato.

Quindi Amica mia oggi, domani, dopo domani, finchè ne senti il bisogno piangi pure sulla mia spalla. Non dar retta a chi ti dice "smettila di piangere, pensa al tuo bambino", perchè è la prima delle bugie.

Quindi Amica non dirmi "ce l'aspettavamo, era malata da tempo, almeno ha smesso di soffrire" perchè so che dentro stai impazzendo di dolore. Piangi e urla e chiama la tua mamma con tutto l'amore e il dolore che hai nel cuore.

Quindi Amica non dirmi "no, ma sono tranquilla. Ci penserò a settembre", perchè conosco i tuoi occhi, conosco la tua pena, la tua attesa piena di ostacoli e la meta che più cammini e più sembra invece farsi lontana.

Per tutte voi amiche mie e anche per me.
Amen.

2 commenti:

  1. Viviamo di frasi fatte, di modi di dire che poi applichiamo magari senza riflettere a situazioni la cui gravità forse non abbiamo colto appieno. Non si dice per male, esattamente come tu non lo hai detto per male le volte in cui ti è capitato. Però è vero, si è assaliti dal sottile sospetto che il dolore sia "sconveniente. Ma in una società dove non si accetta di invecchiare il dolore appare quasi "pornografico", in un mondo caotico e rumoroso il silenzio come risposta suona come una bestemmia. Però forse hai ragione tu: dovremmo contare fino a 10, riflettere su cosa vorremmo sentirci dire noi e poi rispondere. Magari con un semplice abbraccio.

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  2. Sono completamente d'accordo con te, Chiara e con Altea.
    ciao
    complimenti per il blog, interessante
    ciao
    Barbara

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