lunedì 24 marzo 2014

Il mio Balkan Express - Parte 4


Ci svegliamo la mattina del 6 agosto con un tempo che è solo leggermente migliore del giorno prima, non piove,ma è tutto grigio e si sta alzando una nebbiolina ai piedi delle colline.
Dopo colazione decidiamo di andare a visitare il Markale, luogo della strage di cui parlavo nell'altro post, ma anche luogo del mercato della frutta e della verdura, un tripudio di colori, di voci, di profumi. Una donna mussulmana con il velo vende i suoi pomodori rossi e lucidi come non ne vedevo da tempo, mi guarda timida e abbassa gli occhi quando vede che la sto fotografando facendomi sentire in colpa. Ma era un'immagine talmente poetica che non ho resistito, forse però se tornassi chiederei prima il permesso.
Markale
La parete in fondo al mercato è ricoperta da un pannello rosso dove sono scritti in bianco tutti i nomi delle vittime della strage.
Appena fuori dal mercato ci sono delle vecchie che vendono le vecchie Drina, sono veramente suggestive da vedere, sembra di essere indietro nel tempo.


Markale - sullo sfondo la parete rossa con il nome delle vittime
Entriamo velocemente anche nel mercato coperto dove si vendono carne e formaggio e usciamo sul lato opposto , nella via Ferhadija.
Visto che non è l'ora della preghiera riusciamo a visitare l'interno della moschea Gazi-Husrevbey, davvero bella.
moschea - interno

Usciti ci inoltriamo ancora nei vicoletti della Bascarsija e visitiamo i il vicolo dei lavoratori del rame, molto suggestivo!


Mentre andiamo alle macchine per salire in collina, passiamo davanti ancora una volta alla Biblioteca Nazionale. Ci sono ancora i lavori in corso, a dire la verità sembrano fermi e chissà quadno la finiranno. É diroccata, ma è pur sempre bellissima, mantiene ancora un'ombra del suo precedente splendore e emana nostalgia per la sua triste storia. La Vijećnica, come veniva chiamata la biblioteca nazionale, è il simbolo della distruzione di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina. Custodiva, prima della guerra, un milione e mezzo di libri, tra i quali 155.000 esemplari rari e preziosi e 478 manoscritti. Il 25 agosto 1992, poco dopo la mezzanotte, i nazionalisti serbi bombardarono la Vijećnica dalle colline intorno alla città. E i bombardamenti continuarono per tre giorni consecutivi. La precisione dei lanci non lasciava dubbio che il bersaglio fosse proprio la Vijećnica. Il fuoco dei cecchini colpiva i vigili del fuoco, i coraggiosi bibliotecari e i volontari che avevano formato una catena umana cercando di salvare i libri. Una giovane bibliotecaria, Aida Buturović, perse la vita in quell'occasione. I Serbi colpirono la Biblioteca perchè sapevano che era un simbolo della città, un elemento che accomunava tutti i Sarajeviti, che ci studiavano, che lì si innamoravano, lì facevano amicizia. La Biblioteca era bella...fu costruita in stile pseudo moresco nel 1894 dagli austro-ungarici che all’epoca governavano la Bosnia. L'edificio fu eretto ai piedi delle colline dove, nel Medioevo, nacque Sarajevo e contrastava con la sua imponenza rispetto alle viuzze acciottolate e ai tetti bassi della Bascarsija . Le finestre alte, di vetro intarsiato, davano sul fiume Miljačka e sul monte Trebević. La Vijećnica l'amavano tutti...era bella, tanto bella che quando ci sposava o in altre occasioni importanti ci si andava per fare le foto. Era il posto dove portavi chi non era mai stato a Sarajevo per vantarti...compariva su quasi tutte le cartoline della città. A volte ci si veniva anche solo per scaldarsi, non tutti avevano il riscaldamento a casa. Ma dopo i bombardamenti non rimase che il fantasma di quello che era stata la Biblioteca. Per giorni scese una “neve” scura, erano i pezzetti di libri bruciati che ricadevano a terra e sulle persone. Secoli di cultura e di sapere andati in fumo. É triste bruciare un libro. Pensate bruciare una biblioteca. Quando bombardarono la Vijećnica, il violoncellista Vedran Smajlović sfidò i serbi e si mise tra le macerie a suonare il violino, come a voler curare quella ferita. Suonò piangendo. I fotografi e i giornalisti a un certo punto gli dissero che poteva smettere: credevano stesse fingendo per il servizio fotografico, ma lui piangeva di disperazione. Ora è in ristrutturazione e i lavori sono finanziati da molti Paesi europei tra cui anche Slovenia e Montenegro. Nell'elenco non ho visto la Serbia. La cupola in vetro è stata donata dall'Austria. Chissà quando finiranno i lavori(*). 
Bascarsija



Torniamo alle macchine e saliamo in collina alla caserma ottomana per vedere Sarajevo dall'alto, avvolta nella nebbiolina.


 Tornando in città andiamo a vedere il cimitero Koševo: una distesa di croci bianche e di tombe mussulmane, tutte con le stesse date, più o meno. Una tristezza infinita. Speriamo davvero che certe cose non accadano più.
Dopo pranzo lasciamo la malinconica e nostalgica Sarajevo per Mostar. Il tragitto è molto bello, ci sono tratti panoramicissimi, in mezzo alla natura selvaggia. A un certo punto si supera una galleria, una stretta gola e il verde vellutato della Bosnia lascia spazio all'improvviso al paesaggio brullo e roccioso dell'Erzegovina. Sembra di essere in un altro mondo e arrivati a Mostar anche la temperatura è ben diversa...si sfiorano i 40°C e c'è il sole. Sarajevo con la sua malinconia, la sua nebbiolina e i suoi profumi pungenti sembra così distante. Mostar è mediterranea, la roccia lascia il posto raramente a qualche pianta aromatica, l'aria profuma di fichi e un vento caldo ti accarezza e ti ricorda che non lontano c'è il mare. Si sente quasi odore di salsedine
Troviamo facilmente la nostra pensione, la “Pansion Rose”, è sulla strada principale, ma le camere danno sull'altro lato e sono molto tranquille. Dal terrazzo vediamo i tetti delle case e i minareti.
Ci rinfreschiamo e poi ci dirigiamo verso il centro storico. Il primo ponte che vediamo è il ponte storto, il Kriva Cuprija, una versione ridotta dello Stari Most.

Stari Most


E poi eccolo: il Ponte Vecchio, lo Stari Most, il simbolo della città.Sento salire le lacrime agli occhi, io su quel ponte c'ero già salita, era il lontano 1989, avevo 8 anni, ma me lo ricordo bene. 4 anni dopo mia mamma, seduta sul divano di casa, mi chiama urlando per mostrarmi in tv i bombardamenti e la distruzione del Ponte. Mi dice “Chiara, ricordati questo giorno, perchè abbiamo visto un pezzo di storia che ora non c'è più”
Eravamo tutti tristi.
Il ponte infatti, considerato simbolo di unione tra il quartiere Croato-Cattolico e il quartiere Ottomano-Mussulmano, fu distrutto dai Croati. Inizialmente infatti croati-cattolici e i mussulmani si allearono contro i serbi che circondavano la città, ma in un secondo momento, allettati dalla possibilità di annettere l'Erzegovina alla ricca Croazia, si misero a fare la guerra ai loro “fratelli” mussulmani. Che voltagabbana!! E la distruzione del ponte fu puramente un atto simbolico, in quanto non aveva alcun valore strategico. E così, quell'elegante arco di pietra chiara che di notte diventava argentato alla luce della luna, dopo 500 anni che se ne stava lì a veder scorrere sotto di lui la verde Neretva, quel “gigante” buono in pochi minuti si distrusse e crollò in acqua, portandosi dietro mezzo secolo di storia.
Nel 2004, grazie anche a un finanziamento italiano, fu ricostruito tale e quale. Alcune pietre, poche a dir la verità, furono raccolte dal fiume e riutilizzate. Per le altre invece si cercò di studiare com'erano state tagliate, si ricavarono dalla stessa cava da cui furono estratte 500 anni prima, e si tagliarono rigorosamente a mano. Tutto doveva essere il più simile possibile all'originale.
Il ponte è tornato bello come prima, ma due pietre, una da un lato e una dall'altro, invitano a non dimenticare quello che è stato. “Don't Forget 1993” dicono.


Salgo sul ponte e vedo la me bambina di 8 anni che mi corre incontro. Quanto tempo è passato, quante cose anche nella mia vita sono successe. La Neretva sotto il ponte continua a scorrere placida, è verde smeraldo ed è bellissima. Dal ponte si tuffano i ragazzi,un tempo per pochi spiccioli oggi vogliono parecchi euro. É un salto alto e pericoloso. Un tempo serviva ad attirare le belle ragazze, era una prova di coraggio e virilità.
La città è bellissima: il ponte unisce i due quartieri, mussulmano e cattolico, cambiano i negozi e gli articoli che vi si vendono, ma l'atmosfera è la stessa...stessi ciottoli levigati, stessi vicoli stretti e pieni di gente, stesse case basse, in pietra. Il quartiere mussulmano è forse più particolare in quanto vi si trovano alcune abitazione in stile ottomano oltre che a una bellissima moschea. Ma rimandiamo la visita al giorno dopo, è tardi e siamo affamati.
Andiamo a cena in un ristorante carinissimo, consigliatoci dai nostri padroni di casa, si chiama Sadrvan, si trova nella città vecchia, nella parte cattolica. (il sito è www.restoransadrvan.ba).
Ordiniamo olive e formaggio locale e poi grigliata mista di carne e verdure,il tutto accompagnato da un'ottima pivo. All'arrivo ci offrono pure un aperitivo, che però a noi sembra più un digestivo...parecchio alcolico direi!!
Caffè, acqua e tutto quel ben di Dio per un totale di ...12 euro a testa!!!! E vi giuro che la quantità era assurda...il mio piatto era un vassoio di portata...sarebbe bastato per due o tre persone.
Anche la qualità è buona. Insomma, ci hanno consigliato davvero bene.
Siamo cotti e rimandiamo la visita di Mostar al giorno dopo.








(*)(NdR: ora la biblioteca è stata interamente ristrutturata e i lavori sono finiti da più di un anno)

6 commenti:

  1. ti ho conosciuto per caso nella pagina di Jugotour e sono passata a trovarti, che bel blog, complimenti, mi sono aggiunta ai tuoi followers ! Sono di Trieste e scrivo di cucina e viaggi, passa a trovami, ti aspetto con piacere

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    1. Ciao Chiara, grazie per i complimenti...poi detti da una che ha un blog con i fiocchi...beh fa ancora più piacere. Sono passata a spiarti oggi dal lavoro, ma ti aggiungo subito ai blog che seguo. Amo Trieste e amo cucinare...anche se sul blog ho raramente postato ricette, ma perchè mi dimentico sempre di fotografare e perchè ci sono persone (come te) molto più brave...eh eh eh

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  2. Mamma mia, mi hai fatto venire voglia di partire...! Da quando sono incinta (e poi mamma) ho rimandato i miei viaggi itineranti....e poi ammetto che di quest'area non conosco quasi nulla! :(

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    1. ma sei di nuovo incinta?? auguri!!!! io anche la pupa continuo a viaggiare, anche se sarebbe falso dire che non è cambiato nulla...però con un po' di fatica e ingegno riesco ancora ogni tanto a fare dei giretti...poi se fra poco metto in cantiere il secondo sarà ancora più difficile girare...

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  3. Bellissimo resoconto di viaggio: letto tutto tra ieri e oggi. Ho ritrovato molto dei miei tanti giri balcanici e delle letture che ne sono seguite.

    (Non vi è dubbio che il bombardamento della Vijecnica fu un atto deliberato di aggressione alla cultura della città, al suo cosmopolitismo, alla sua storia. Da parte di quegli uomini della collina - per lo più villici incolti - che vedevano in quell'edificio il simbolo della pòlis, della convivenza e della tolleranza).

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    1. Grazie Giano, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto! Tu hai un blog?

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