Ci
svegliamo la mattina del 6 agosto con un tempo che è solo
leggermente migliore del giorno prima, non piove,ma è tutto grigio e
si sta alzando una nebbiolina ai piedi delle colline.
Dopo
colazione decidiamo di andare a visitare il Markale, luogo della
strage di cui parlavo nell'altro post, ma anche luogo del mercato della frutta
e della verdura, un tripudio di colori, di voci, di profumi. Una
donna mussulmana con il velo vende i suoi pomodori rossi e lucidi
come non ne vedevo da tempo, mi guarda timida e abbassa gli occhi
quando vede che la sto fotografando facendomi sentire in colpa. Ma
era un'immagine talmente poetica che non ho resistito, forse però se
tornassi chiederei prima il permesso.
Markale |
La
parete in fondo al mercato è ricoperta da un pannello rosso dove
sono scritti in bianco tutti i nomi delle vittime della strage.
Appena
fuori dal mercato ci sono delle vecchie che vendono le vecchie Drina,
sono veramente suggestive da vedere, sembra di essere indietro nel
tempo.
Markale - sullo sfondo la parete rossa con il nome delle vittime |
Entriamo
velocemente anche nel mercato coperto dove si vendono carne e
formaggio e usciamo sul lato opposto , nella via Ferhadija.
Visto
che non è l'ora della preghiera riusciamo a visitare l'interno della
moschea Gazi-Husrevbey, davvero bella.
moschea - interno |
Usciti
ci inoltriamo ancora nei vicoletti della Bascarsija e visitiamo i il
vicolo dei lavoratori del rame, molto suggestivo!
Mentre andiamo alle
macchine per salire in collina, passiamo davanti ancora una volta
alla Biblioteca Nazionale. Ci sono ancora i lavori in corso, a dire
la verità sembrano fermi e chissà quadno la finiranno. É
diroccata, ma è pur sempre bellissima, mantiene ancora un'ombra del
suo precedente splendore e emana nostalgia per la sua triste storia.
La Vijećnica, come veniva chiamata la biblioteca nazionale, è il
simbolo della distruzione di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina.
Custodiva, prima della guerra, un milione e mezzo di libri, tra i
quali 155.000 esemplari rari e preziosi e 478 manoscritti. Il 25
agosto 1992, poco dopo la mezzanotte, i nazionalisti serbi
bombardarono la Vijećnica dalle colline intorno alla città. E i
bombardamenti continuarono per tre giorni consecutivi. La precisione
dei lanci non lasciava dubbio che il bersaglio fosse proprio la
Vijećnica. Il fuoco dei cecchini colpiva i vigili del fuoco, i
coraggiosi bibliotecari e i volontari che avevano formato una catena
umana cercando di salvare i libri. Una giovane bibliotecaria, Aida
Buturović, perse la vita in quell'occasione. I Serbi colpirono la
Biblioteca perchè sapevano che era un simbolo della città, un
elemento che accomunava tutti i Sarajeviti, che ci studiavano, che lì si
innamoravano, lì facevano amicizia. La Biblioteca era bella...fu
costruita in stile pseudo moresco nel 1894 dagli austro-ungarici che
all’epoca governavano la Bosnia. L'edificio fu eretto ai piedi
delle colline dove, nel Medioevo, nacque Sarajevo e contrastava con
la sua imponenza rispetto alle viuzze acciottolate e ai tetti bassi
della Bascarsija . Le finestre alte, di vetro intarsiato, davano sul
fiume Miljačka e sul monte Trebević. La Vijećnica l'amavano
tutti...era bella, tanto bella che quando ci sposava o in altre
occasioni importanti ci si andava per fare le foto. Era il posto dove
portavi chi non era mai stato a Sarajevo per vantarti...compariva su
quasi tutte le cartoline della città. A volte ci si veniva anche
solo per scaldarsi, non tutti avevano il riscaldamento a casa. Ma
dopo i bombardamenti non rimase che il fantasma di quello che era
stata la Biblioteca. Per giorni scese una “neve” scura, erano i
pezzetti di libri bruciati che ricadevano a terra e sulle persone.
Secoli di cultura e di sapere andati in fumo. É triste bruciare un
libro. Pensate bruciare una biblioteca. Quando bombardarono la
Vijećnica, il violoncellista Vedran Smajlović sfidò i serbi e si
mise tra le macerie a suonare il violino, come a voler curare quella
ferita. Suonò piangendo. I fotografi e i giornalisti a un certo
punto gli dissero che poteva smettere: credevano stesse fingendo per
il servizio fotografico, ma lui piangeva di disperazione. Ora è in
ristrutturazione e i lavori sono finanziati da molti Paesi europei
tra cui anche Slovenia e Montenegro. Nell'elenco non ho visto la
Serbia. La cupola in vetro è stata donata dall'Austria. Chissà
quando finiranno i lavori(*).
Bascarsija |
Torniamo alle macchine e saliamo in
collina alla caserma ottomana per vedere Sarajevo dall'alto, avvolta
nella nebbiolina.
Tornando in città andiamo a vedere il cimitero
Koševo: una distesa di croci bianche e di tombe mussulmane, tutte
con le stesse date, più o meno. Una tristezza infinita. Speriamo
davvero che certe cose non accadano più.
Dopo
pranzo lasciamo la malinconica e nostalgica Sarajevo per Mostar. Il
tragitto è molto bello, ci sono tratti panoramicissimi, in mezzo
alla natura selvaggia. A un certo punto si supera una galleria, una stretta gola e il verde vellutato della Bosnia lascia spazio
all'improvviso al paesaggio brullo e roccioso dell'Erzegovina. Sembra
di essere in un altro mondo e arrivati a Mostar anche la temperatura
è ben diversa...si sfiorano i 40°C e c'è il sole. Sarajevo con la
sua malinconia, la sua nebbiolina e i suoi profumi pungenti sembra
così distante. Mostar è mediterranea, la roccia lascia il posto
raramente a qualche pianta aromatica, l'aria profuma di fichi e un
vento caldo ti accarezza e ti ricorda che non lontano c'è il mare.
Si sente quasi odore di salsedine
Troviamo
facilmente la nostra pensione, la “Pansion Rose”, è sulla strada
principale, ma le camere danno sull'altro lato e sono molto tranquille.
Dal terrazzo vediamo i tetti delle case e i minareti.
Ci
rinfreschiamo e poi ci dirigiamo verso il centro storico. Il primo
ponte che vediamo è il ponte storto, il Kriva Cuprija, una versione
ridotta dello Stari Most.
Stari Most |
E
poi eccolo: il Ponte Vecchio, lo Stari Most, il simbolo della
città.Sento salire le lacrime agli occhi, io su quel ponte c'ero già
salita, era il lontano 1989, avevo 8 anni, ma me lo ricordo bene. 4
anni dopo mia mamma, seduta sul divano di casa, mi chiama urlando per
mostrarmi in tv i bombardamenti e la distruzione del Ponte. Mi dice
“Chiara, ricordati questo giorno, perchè abbiamo visto un pezzo di
storia che ora non c'è più”
Eravamo
tutti tristi.
Il
ponte infatti, considerato simbolo di unione tra il quartiere
Croato-Cattolico e il quartiere Ottomano-Mussulmano, fu distrutto dai
Croati. Inizialmente infatti croati-cattolici e i mussulmani si
allearono contro i serbi che circondavano la città, ma in un secondo
momento, allettati dalla possibilità di annettere l'Erzegovina alla
ricca Croazia, si misero a fare la guerra ai loro “fratelli”
mussulmani. Che voltagabbana!! E la distruzione del ponte fu
puramente un atto simbolico, in quanto non aveva alcun valore
strategico. E così, quell'elegante arco di pietra chiara che di
notte diventava argentato alla luce della luna, dopo 500 anni che se
ne stava lì a veder scorrere sotto di lui la verde Neretva, quel
“gigante” buono in pochi minuti si distrusse e crollò in acqua,
portandosi dietro mezzo secolo di storia.
Nel
2004, grazie anche a un finanziamento italiano, fu ricostruito tale e
quale. Alcune pietre, poche a dir la verità, furono raccolte dal
fiume e riutilizzate. Per le altre invece si cercò di studiare
com'erano state tagliate, si ricavarono dalla stessa cava da cui
furono estratte 500 anni prima, e si tagliarono rigorosamente a mano.
Tutto doveva essere il più simile possibile all'originale.
Il
ponte è tornato bello come prima, ma due pietre, una da un lato e
una dall'altro, invitano a non dimenticare quello che è stato.
“Don't Forget 1993” dicono.
Salgo
sul ponte e vedo la me bambina di 8 anni che mi corre incontro.
Quanto tempo è passato, quante cose anche nella mia vita sono
successe. La Neretva sotto il ponte continua a scorrere placida, è
verde smeraldo ed è bellissima. Dal ponte si tuffano i ragazzi,un
tempo per pochi spiccioli oggi vogliono parecchi euro. É un salto
alto e pericoloso. Un tempo serviva ad attirare le belle ragazze, era
una prova di coraggio e virilità.
La
città è bellissima: il ponte unisce i due quartieri, mussulmano e
cattolico, cambiano i negozi e gli articoli che vi si vendono, ma
l'atmosfera è la stessa...stessi ciottoli levigati, stessi vicoli
stretti e pieni di gente, stesse case basse, in pietra. Il quartiere
mussulmano è forse più particolare in quanto vi si trovano alcune
abitazione in stile ottomano oltre che a una bellissima moschea. Ma
rimandiamo la visita al giorno dopo, è tardi e siamo affamati.
Andiamo
a cena in un ristorante carinissimo, consigliatoci dai nostri padroni
di casa, si chiama Sadrvan, si trova nella città vecchia, nella
parte cattolica. (il sito è www.restoransadrvan.ba).
Ordiniamo
olive e formaggio locale e poi grigliata mista di carne e verdure,il
tutto accompagnato da un'ottima pivo. All'arrivo ci offrono pure un
aperitivo, che però a noi sembra più un digestivo...parecchio
alcolico direi!!
Caffè,
acqua e tutto quel ben di Dio per un totale di ...12 euro a testa!!!!
E vi giuro che la quantità era assurda...il mio piatto era un
vassoio di portata...sarebbe bastato per due o tre persone.
Anche
la qualità è buona. Insomma, ci hanno consigliato davvero bene.
Siamo cotti e rimandiamo la visita di Mostar al giorno dopo.
(*)(NdR: ora la biblioteca è stata interamente ristrutturata e i lavori sono finiti da più di un anno)
ti ho conosciuto per caso nella pagina di Jugotour e sono passata a trovarti, che bel blog, complimenti, mi sono aggiunta ai tuoi followers ! Sono di Trieste e scrivo di cucina e viaggi, passa a trovami, ti aspetto con piacere
RispondiEliminaCiao Chiara, grazie per i complimenti...poi detti da una che ha un blog con i fiocchi...beh fa ancora più piacere. Sono passata a spiarti oggi dal lavoro, ma ti aggiungo subito ai blog che seguo. Amo Trieste e amo cucinare...anche se sul blog ho raramente postato ricette, ma perchè mi dimentico sempre di fotografare e perchè ci sono persone (come te) molto più brave...eh eh eh
EliminaMamma mia, mi hai fatto venire voglia di partire...! Da quando sono incinta (e poi mamma) ho rimandato i miei viaggi itineranti....e poi ammetto che di quest'area non conosco quasi nulla! :(
RispondiEliminama sei di nuovo incinta?? auguri!!!! io anche la pupa continuo a viaggiare, anche se sarebbe falso dire che non è cambiato nulla...però con un po' di fatica e ingegno riesco ancora ogni tanto a fare dei giretti...poi se fra poco metto in cantiere il secondo sarà ancora più difficile girare...
EliminaBellissimo resoconto di viaggio: letto tutto tra ieri e oggi. Ho ritrovato molto dei miei tanti giri balcanici e delle letture che ne sono seguite.
RispondiElimina(Non vi è dubbio che il bombardamento della Vijecnica fu un atto deliberato di aggressione alla cultura della città, al suo cosmopolitismo, alla sua storia. Da parte di quegli uomini della collina - per lo più villici incolti - che vedevano in quell'edificio il simbolo della pòlis, della convivenza e della tolleranza).
Grazie Giano, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto! Tu hai un blog?
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