domenica 30 marzo 2014

Peljesac, la (pen)isola che non c'è - Parte 1









Peljesac, la penisola di Sabbioncello, mi aveva sempre incuriosita. Da piccola quando durante i lunghi viaggi da Milano in Croazia con i miei genitori guardavo la cartina con i doppi toponimi mi chiedevo perchè non andassimo mai in questa penisola attaccata alla terraferma da uno strettissimo istmo che aveva un nome così buffo e invitante. Mi immaginavo una lunghissima penisola fatta di sabbia.
Poi quando dopo la guerra iniziai a tornare in Croazia da sola con gli amici l'avevo sempre snobbata perchè non trovavo mai informazioni e diari di viaggio che la riguardassero e poi essendo ventenni cercavamo isole o città un po' più movimentate.
Ma poi è arrivata la Pulci e le cose sono cambiate. E anche le vacanze.
Non erano più i viaggi con la compagnia in cerca di bel mare sì, ma anche di pub, locali e un po' di movimento serale.
Ormai per la vacanza perfetta gli ingredienti sono due: noi-tre-insieme e mare bello.
E Peljesac è tornata nei miei desideri soprattutto dopo aver trovato per caso questo sito.
Siamo arrivati a Peljesac dopo una settimana meravigliosa sull'isola di Cres imbarcandoci da Ploce per Trpanj, abbiamo scoperto dopo di aver fatto una cavolata, non solo abbiamo aspettato ore e ore il traghetto sotto un sole cocente, ma ci siamo persi la strada panoramicissima che da Ston (città sull'istmo che collega Peljesac alla terra ferma) porta alla punta estrema della penisola, ovvero Orebic, dove noi soggiornavamo, anche se nei giorni seguenti abbiamo ampiamente recuperato percorrendola in lungo e in largo (ok, forse più in lungo...) più volte al giorno.

panorama sulla strada che da Ston porta a Orebic

La penisola ha più l'atmosfera di un'isola, così stretta e protesa nel mare, con la costa alta che regala panorami mozzafiato, i piccoli paesini rurali all'interno e i villaggi di pescatori sulla costa, sembra solo uno scherzo del destino quell'istmo che la lega alla terra ferma. Peljesac è una lunga vigna galleggiante, gran parte del territorio è costituito da vigneti che producono i vini più famosi della Croazia, lungo tutta la strada che l'attraversa per intero incontrerete cantine, piccoli produttori locali, eleganti e moderni punti ristoro per la degustazione o, molto più spesso, piccoli produttori che accostati alla strada seduti su una botte di legno vi inviteranno a fermarmi per fare un assaggio.
Il Dingač è il vino rosso più famoso e pregiato della penisola, è un vino rosso D.O.C. prodotto solo in alcune zone limitate di Peljesac e nel 1961 è stato protetto dalla Convenzione di Ginevra, il suo fratello minore è invece il Postup, un altro vino rosso D.O.C. ma meno pregiato. I nostri padroni di casa come benvenuto ci hanno fatto trovare proprio una bottiglia di Dingac nel frigo, oltre che un cesto di frutta del loro fruutteto. Una sera dopo aver messo a letto la Pulci ce la siamo scolata tutta io e il maritozzo seduti sul mini balconcino in pietra della nostra casa, una delle poche e originali case di marinai che abitavano la cittadina e che l'hanno resa ricca e famosa fino alla fine del 19esimo secolo. Sul lungo mare se si ha voglia di spiare tra le siepi si vedono parecchie case in pietra come la nostra, con i portoni decorati con gli stemmi delle famiglie e i cortili lussureggianti nascosti alla strada da mura in pietra e cancelli in ferro battutto.
La penisola di Peljesac, come la sua dirimpettaia, l'isola di Korcula, è molto verde perchè dove non ci sono vigne ci sono folte pinete o filari di cipressi e le spiagge sono tutte orlate da tamerici e pini marittimi.
L'aria profuma di marelica, albicocca, resina dei pini, fichi maturi e salsedine.
Le spiagge si susseguono, non basterebbero due mesi per visitare tutte le spiagge e le calettte di entrambe le coste , in Croazia mai come a Peljesac ho visto tante spiagge, una dietro l'altra. Alcune veramente lunghe, altre piccole e tranquille, alcune così facili e comode da raggiungere che non mi sembrava nemmeno di essere in Croazia, altre invece sembravano così vicine viste dalla strada, ma poi sparivano e ricomparivano tra i pini  mentre percorrevamo stradine secondarie e sterrate in un gioco crudele per noi che non vedevamo l'ora di buttarci in quelle acque meravigliose.
Il mare che ho visto a Peljesac non ha eguali sulla costa, ma anche molte isole perdono al confronto. Tiene testa tranquillamente all'isola di Vis e di Korcula, ma in più da offrire ha la varietà (si trovano spiagge di ghiaino fine, spiagge di sabbia, spiagge di ciottolini e calette rocciose) e la quantità.
A Peljesac, soprattutto sulla punta a Orebic, l'acqua è più calda che sulla costa e sulle isole, la penisola gode di un clima ancora più mite che il resto della Regione del Konavle e ha estati mediamente più lunghe.
In pratica un giardino dell'Eden proteso nel mare Adriatico....eppure è sconosciuta agli Italiani. E' una cosa di cui non mi capacito. Siamo ovunque in Croazia, anche e sopratutto nei posti più brutti. Ma a Peljesac in tutta la settimana avremo incontrato una decina di italiani in tutto. La maggior parte del turismo è costituito da Bosniaci, qualche Polacco, qualche Ungherese e dai Croati stessi, da quanto ho capito molti si sono trasferiti nelle città più importanti sulla costa o all'interno e tornano dai parenti durante i mesi estivi.
Si tratta in generale di un turismo molto tranquillo, niente albergoni volgari, pochissimi hotel, qualche pensione. Ci sono parecchi campeggi spartani, molto spartani, e case in affitto.
Divertimenti ridotti all'osso, konobe, cantine dove degustare il vino e qualche bar. Stop.
Qui il turismo è una cosa discreta, la natura e la genuinità delle tradizioni la fanno da padrone.
Noi abbiamo passato una settimana splendida, godendoci il mare cristallino, i panorami mozzafiato (dal monte Ilia che è 900 metri circa si gode di una vista impareggiabile sull'isola di Korcula) , la semplicità della gente del luogo e dei nostri padroni di casa e....il buon vino rosso di Peljesac!

Uvala Divna


Spero di avervi incuriosito, nei prossimi giorni vi racconterò delle spiagge che mi hanno fatto innamorare, delle konobe migliori di Orebic e delle escursioni che si possono fare da questa meravigliosa e misteriosa penisola.

venerdì 28 marzo 2014

Dove sono stata...Solo i fatti. O quasi.




Un anno e un giorno fa fu l'ultima mestruazione prima di rimanere ancora incinta. Detto fatto, avevamo deciso di allargare la famiglia e non credevamo che ci avremmo messo così poco, invece incinta al primo colpo. Lo scopro il 26 aprile a Rutigliano, durante una mini vacanza per spezzare quello che mi sembrava un lungo inverno (povera illusa), dopo una giornata trascorsa in spiaggia a far giocare la Pulci e un pomeriggio con la bisnonna, la trisnonna e le cugine. Dopo un gelato da Verna mi alzo di scatto e vado in farmacia a comprare un test. Lo faccio da sola in bagno, a casa dei bisnonni, quella linea sottile che quasi non si vedeva.
L'8 maggio dall'ecografia si vede una camera gestazionale vuota. C'ero già passata e questa volta faceva meno male perchè avevo già la Pulci con me. Il 15 maggio ho la diagnosi di uovo cieco e aborto interno. Il 4 giugno ecco l'emorragia. La ginecologa aveva preferito non fare il raschiamento e farmi aspettare che la natura facesse il suo corso. Poi a metà giugno partiamo per la Polonia, giorni spensierati e felici che ancora ricordo come tali e provo molta malinconia per quella bellissima città e per quello che ha rappresentato per noi in quel periodo. Pensavo di averla attraversata tutta la tempesta, ma ero solo nell'occhio del ciclone. Alla visita di controllo post aborto vedono che ci sono dei residui , ma non sono certi, forse è un polipo o forse è residuo placentare. Mi propongono un'isteroscopia chirurgica in anestesia generale. Ok, accetto. Il 6 luglio vado al matrimonio della mia collega, l'8 luglio mi chiamano per dirmi che se voglio si è liberato un posto, lo dico al mio capo che commenta "Sarebbe un po' un problema, sai, la Vale è in viaggio di nozze...ma se proprio devi"...ovviamente passo sopra il cinismo di questa persona e accetto di essere operata il 10 luglio. Ai primi di Agosto partiamo per la Croazia, giorni strani anche quelli...era come se fossi in una parentesi di luce che sapevo non sarebbe durata, ad ogni modo il giorno prima di tornare al lavoro passo in ospedale dove mi danno l'esito dell'istologico, erano residui della gravidanza, nessun polipo. Ma c'è qualcosa dentro di me, una sensazioni che non mi molla. Sento che non è finita. Vado dalla ginecologa per farle vedere l'esito dell'istologico e lei mi dà il via libera per un'altra gravidanza, ma io non mi sento pronta. Siamo a Settembre e il 5 ottobre si sposa una delle mie migliori amiche e io sarò la celebrante del matrimonio, sarò io a sposare i miei amici, per i matrimoni civili è permesso che qualsiasi cittadino Italiano che non sia parente di primo grado e abbia la fedina penale pulita possa, tramite delega del sindaco, sposare a tutti gli effetti due cittadini Italiani. Se rimango incinta e poi quel giorno non sono in forma?? Naaaaaaaaaa, non posso rischiare... Mi metto a dieta per il matrimonio e iniziano i preparativi per l'addio al nubilato e per gli scherzi da fare al matrimonio seguono serate frenetiche di incontri, di "Brains Storming" (si fa per dire...) davanti a una birra, serate a tagliare, incollare, selezionare foto, fare magliette, telefonate, sfogliare album dei ricordi...passa proprio la voglia di un secondo figlio, viene voglia di tornare indietro di 10 anni "Ma è passato così tanto dall'estate del 2003? Ma che davvero???"
Arriva il 5 Ottobre, ho ripassato il mio brevissimo discorsetto introduttivo 100 volte, ho letto ad alta voce gli articoli del codice civile e le formule, ma se (forse) ci si sposa una volta sola figuriamoci quante volte capita essere "sindaci per un giorno" e sposare i tuoi migliori amici. Ero agitatissima, quando vedo entrare la mia amica vestita di bianco inizio a tremare tutta, ogni cellula del mio corpo vibra...la mia voce si spezza dall'emozione e dalla tensione, ma poi ce l'ho fatta...e vi assicuro che sposare i miei amici è stata una delle cose più fiche che abbia mai fatto, la cosa più fica dopo aver dato alla luce mia figlia.
A Ottobre ancora non mi sento pronta per cercare un altro bambino, sono stanca, triste, al lavoro è un incubo, mi alzo alle 6:40 ogni mattino e torno a casa la sera alle 7 e il lavoro si accumula,si accumula, mi sembra di non fare nulla anche se lavoro come una pazza, mia figlia praticamente la vedo per 3 ore al giorno contando la mezz'ora del mattino in cui le faccio fare colazione al volo (al volo si fa per dire, è più lenta di me e per chi mi conosce ho detto tutto) e la porto dai nonni.
Mi sento prosciugata dalle energie e dalle forze, mi sento sempre stanca, mi viene sempre da piangere, ho una brutta sensazione, non so spiegare.
Faccio gli esami del sangue e...Mai avuto esami più perfetti di così.
Faccio il mio pap test annuale, ho il papilloma virus da 5 anni e devo farlo una volta l'anno per vedere che il virus non abbia fatto danni. Ma che volete sia successo in 10 mesi? L'ultimo pap test risale a gennaio 2013...ritiro l'esito e dice "anomalie delle cellule, possibile CIN1, si consiglia colposcopia"
Ecco cos'era quell'ansia che mi portavo dentro. Già sapevo.
Quel giorno stesso chiamo l'altra ginecologa che già 5 anni prima mi aveva monitorato il CIN1 e mi riceve quella sera stessa per la colposcopia. Mi dice che la lesione c'è, ma che secondo lei è un CIN1 e nulla di più, ma meglio fare la biopsia che non si sa mai che "raramente poi da quello che sembrava un CIN1 troviamo un CIN2 o peggio". Dopo una settimana un sms dell'ospedale mi avvisa che è pronto l'esito dell'istologico. Sono i primi di Dicembre. Il referto diceva che avevo una displasia precancerosa di medio-alto grado e che dovevo essere operata.
Dopo essermi disperata per mezz'ora chiamo la mia gine che mi dà le istruzioni del caso e mi spiega il da farsi.
In sostanza dovrò subire una conizzazione, ovvero mi dovranno togliere un pezzetto di collo dell'utero a scopo sia terapeutico (togliere la lesione precancerosa) che diagnostico (il pezzo asportato sarà analizzato e dall'istologico definitivo vedremo se è effettivamente un CIN2 e non un carcinoma in situ, se i margini saranno liberi ecc...).Potrò avere un'altra gravidanza in futuro? Mi risponde di sì, ma dovrò aspettare parecchi mesi prima di riprovarci perchè dovrò aspettare la completa guarigione del collo dell'utero, mi dice che a volte questa operazione può dare problemi a portare avanti una gravidanza...ah bene, come se già non avessi i miei di problemi...Ci mancava il rischio di incontinenza cervicale. Per fortuna sembra essere una conseguenza rara se l'operazione è eseguita con tutti i crismi. Però la cosa non mi rende felice, ecco.
Il 20 gennaio ho la prima visita pre-operatoria, il 27 la seconda visita pre-operatoria e pochi giorno dopo mi chiamano per dirmi che il 3 febbraio se voglio mi operano.
L'operazione va bene, sono i giorni che seguono che ricorderò sempre come giorni sospesi, senza tempo. Sono i 30 giorni di attesa dell'esame istologico.
Durante quei giorni mi sono sentita sospesa come in una bolla, i rumori della vita fuori da me, li ascoltavo ovattati. 5 amiche durante quei 30 giorni mi comunicano di essere incinte e io mi sento felice per loro, ma allo stesso tempo molto triste per me che non sapevo se e quando avrei potuto cercare un'altra gravidanza. Mi sentivo come immobile, mentre il mondo intorno a me andava avanti. Mi sembrava assurdo che per gli altri i giorni trascorressero normali mentre io ero ferma in apnea in quella bolla dove non c'era nè passato nè futuro, ma solo giorni lenti e vischiosi in attesa di un verdetto.
Se qualcuno si sta chiedendo cosa succede dopo una conizzazione rispondo dicendo che SI PERDONO LITRI DI SANGUE. Penso che, facendo dell'umorismo macabro, tra aborto e conizzazione la Lines mi darà la tessera di membro onorario del Lines Ultra Fan Club.
Ho sanguinato per un mese e mezzo e non entrerò nei dettagli, ma sappiate che in confronto le emorragie degli aborti non sono nulla.
Il 3 Marzo ho la visita dalla ginecologa che ritirerà di persona la cartella clinica con l'esito dell'istologico.
Quel giorno mi sento euforica, sento che è andato tutto bene...e infatti!!!!! Non solo non c'è tumore, ma non c'è nemmeno la lesione precancerosa, si presuppone che sia stata tolta tutta con la biopsia fatta durante la colposcopia di tre mesi prima quindi io sono a posto. Non ho più nulla. Pulita.
Ora dovrò fare il pap test tre mesi  dopo l'operazione (quindi a maggio) e se sarà ok potrò finalmente cercare di nuovo un bambino. E lo voglio. Eccome se lo voglio. Voglio cancellare tutto l'orrore degli ultimi mesi, voglio avere ancora pensieri rosa, voglio sentire ancora quel senso di onnipotenza che ti dà la gravidanza, quello stato di grazia. Voglio ancora avere fiducia nel mio corpo, voglio sentirlo ancora come una macchina infallibile, voglio volermi bene. Mi sono mancata. Tanto.
Ed è bellissimo ricominciare a vivere facendo progetti, senza avere paura, senza pensare che nel mio corpo forse ci sia qualcosa di brutto, di marcio, di cattivo.
Probabilmente tutta questa storia l'ho presa davvero troppo male perchè razionalmente non era una situazione grave come invece l'avvertivo io. Ma forse ero provata anche dall'aborto recente e dallo stress lavorativo degli ultimi due anni.

Invece è di nuovo primavera, ho di nuovo pensieri leggeri, ho prenotato una settimana a Malta per giugno e forse ad Agosto faremo un viaggio con gli amici e la Pulci, come prima di diventare mamma, ma con anche mia figlia. Sarà bellissimo, me lo sento. E chissà mai che da quel viaggio io non torni con il più bello dei Souvenir.
E la Pulci durante questi mesi di tempesta?
Beh lei è sempre più stupenda, fa ridere, ride, va alla scuola materna da Settembre nella classe dei Rossi ovvero degli anticipatari. La sua nuova migliore amica è la Ester, che è anche nostra vicina di casa.
Il suo carattere dolce e tranquillo dei primi due anni ha lasciato il posto a quello che, temo, sarà il suo carattere "definitivo" , per lo meno a grandi linee. E' testarda, capricciosa, nervosa...proprio come ero io da piccola. Non ubbidisce e mi risponde male. Proprio come facevo anche io da piccola con mio padre. In compenso è di una simpatia assurda, le piace dire cose schifose apposta per ridere, ha una risata di pancia contagiosa, le piace il casino e fare casino, in questo mi somiglia molto. Le piace cantare e ballare.




 Le piacciono le bambole e i giochi simbolici, ma non i puzzle. Anche in questo uguale a me. Le piacciono le coccole e le piace coccolare, anche in questo molto simile a me. E' però anche molto ruffiana, cosa che invece non mi appartiene.
Non ama mangiare e questa cosa proprio non me la spiego. Misteri della genetica. 
Fino all'altro ieri disegnava solo puntini, linee e cerchi...poi lei dentro ci vedeva opere d'arte, tipo l'altra settimana mi fa "guarda mamma che bel disegno che ho fatto, è una lavatrice, lo facciamo vedere a papà?" e io "ehm, seeeee, bellissimo amore" e O___° Invece ieri eravamo dai nonni e ci ha disegnati.




E mi ha spiazzato. Perchè l'avevo sottovalutata. Ancora non ho capito che mia figlia è così. Finchè non è sicura del risultato non si lancia. E' stato così per il camminare (ha camminato a 14 mesi, quindi non prestissimo, ma non ha mai traballato una volta), è stato così per il parlare (ha parlato tardino, ma quando ha incominciato è andata come un treno e ora usa vocaboli che manco io...e usa il congiuntivo che nemmeno certi adulti laureati di mia conoscenza...) ed è stato così anche per disegnare.
Dice che nel disegno siamo in spiaggia (le macchie gialle) al mare (la linea azzurra orizzontale) ...a parte il cuore e il fiore, il resto è opera sua...mi sono commossa perchè è stato come quando ha detto la sua prima parola o mosso i primi passi...vedere il suo primo "vero" disegno per me è stata un'emozione grandissima.
Ah, dimenticavo...ha anche iniziato un corso di nuoto, da brava mamma italica già la vedevo come l'erede di Tania Cagnotto quando l'ho vista "tuffarsi" con l'aiuto dell'istruttrice che la teneva per mano. 
Durante i tre mesi che sono passati dal referto del pap test a quello dell'istologico post operatorio nonostante i mie momenti no, le crisi di pianto che mi facevo di nascosto (anche se due volte mi ha sgamato) e gli sbalzi umorali, per lei ho dovuto e voluto continuare a essere la solita mamma allegra e piena di vita...e che fatica esserci quando invece avrei voluto stare da sola e non pensare a nulla. Guardare nel vuoto e vegetare nell'attesa. Ho capito ancora di più quanto sia difficile essere mamma, ma allo stesso tempo quanto ciò significhi avere una marcia in più, perchè se non ci fosse stata lei di sicuro i giorni sarebbero stati ancora più bui e invece avevo un importante motivo per reagire e non fossilizzarmi sui brutti pensieri. 
Ma a quanto pare la primavera sta tornando. E me la voglio prendere tutta senza riserve. Me la merito. Ce la meritiamo. Il figlio di una coppia di amici dei miei genitori non ha avuto la mia fortuna. Penso a lui e penso a quello che ha detto la figlia della migliore amica di mia mamma "la vita è troppo volatile per perdersi in inutili discussioni".
Mi godo questi fiori (li sto fotografando ovunque...nel parcheggio sotto casa, nel giardino del condominio, nella via di casa mia) , questo sole tiepido, il sole che tramonta dietro il profilo di Città Alta solo in questo periodo dell'anno e ringrazio la Vita che nonostante alcuni colpi bassi, mi ha regalato proprio tanto. Ma tanto tanto. 

lunedì 24 marzo 2014

Il mio Balkan Express - Parte 4


Ci svegliamo la mattina del 6 agosto con un tempo che è solo leggermente migliore del giorno prima, non piove,ma è tutto grigio e si sta alzando una nebbiolina ai piedi delle colline.
Dopo colazione decidiamo di andare a visitare il Markale, luogo della strage di cui parlavo nell'altro post, ma anche luogo del mercato della frutta e della verdura, un tripudio di colori, di voci, di profumi. Una donna mussulmana con il velo vende i suoi pomodori rossi e lucidi come non ne vedevo da tempo, mi guarda timida e abbassa gli occhi quando vede che la sto fotografando facendomi sentire in colpa. Ma era un'immagine talmente poetica che non ho resistito, forse però se tornassi chiederei prima il permesso.
Markale
La parete in fondo al mercato è ricoperta da un pannello rosso dove sono scritti in bianco tutti i nomi delle vittime della strage.
Appena fuori dal mercato ci sono delle vecchie che vendono le vecchie Drina, sono veramente suggestive da vedere, sembra di essere indietro nel tempo.


Markale - sullo sfondo la parete rossa con il nome delle vittime
Entriamo velocemente anche nel mercato coperto dove si vendono carne e formaggio e usciamo sul lato opposto , nella via Ferhadija.
Visto che non è l'ora della preghiera riusciamo a visitare l'interno della moschea Gazi-Husrevbey, davvero bella.
moschea - interno

Usciti ci inoltriamo ancora nei vicoletti della Bascarsija e visitiamo i il vicolo dei lavoratori del rame, molto suggestivo!


Mentre andiamo alle macchine per salire in collina, passiamo davanti ancora una volta alla Biblioteca Nazionale. Ci sono ancora i lavori in corso, a dire la verità sembrano fermi e chissà quadno la finiranno. É diroccata, ma è pur sempre bellissima, mantiene ancora un'ombra del suo precedente splendore e emana nostalgia per la sua triste storia. La Vijećnica, come veniva chiamata la biblioteca nazionale, è il simbolo della distruzione di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina. Custodiva, prima della guerra, un milione e mezzo di libri, tra i quali 155.000 esemplari rari e preziosi e 478 manoscritti. Il 25 agosto 1992, poco dopo la mezzanotte, i nazionalisti serbi bombardarono la Vijećnica dalle colline intorno alla città. E i bombardamenti continuarono per tre giorni consecutivi. La precisione dei lanci non lasciava dubbio che il bersaglio fosse proprio la Vijećnica. Il fuoco dei cecchini colpiva i vigili del fuoco, i coraggiosi bibliotecari e i volontari che avevano formato una catena umana cercando di salvare i libri. Una giovane bibliotecaria, Aida Buturović, perse la vita in quell'occasione. I Serbi colpirono la Biblioteca perchè sapevano che era un simbolo della città, un elemento che accomunava tutti i Sarajeviti, che ci studiavano, che lì si innamoravano, lì facevano amicizia. La Biblioteca era bella...fu costruita in stile pseudo moresco nel 1894 dagli austro-ungarici che all’epoca governavano la Bosnia. L'edificio fu eretto ai piedi delle colline dove, nel Medioevo, nacque Sarajevo e contrastava con la sua imponenza rispetto alle viuzze acciottolate e ai tetti bassi della Bascarsija . Le finestre alte, di vetro intarsiato, davano sul fiume Miljačka e sul monte Trebević. La Vijećnica l'amavano tutti...era bella, tanto bella che quando ci sposava o in altre occasioni importanti ci si andava per fare le foto. Era il posto dove portavi chi non era mai stato a Sarajevo per vantarti...compariva su quasi tutte le cartoline della città. A volte ci si veniva anche solo per scaldarsi, non tutti avevano il riscaldamento a casa. Ma dopo i bombardamenti non rimase che il fantasma di quello che era stata la Biblioteca. Per giorni scese una “neve” scura, erano i pezzetti di libri bruciati che ricadevano a terra e sulle persone. Secoli di cultura e di sapere andati in fumo. É triste bruciare un libro. Pensate bruciare una biblioteca. Quando bombardarono la Vijećnica, il violoncellista Vedran Smajlović sfidò i serbi e si mise tra le macerie a suonare il violino, come a voler curare quella ferita. Suonò piangendo. I fotografi e i giornalisti a un certo punto gli dissero che poteva smettere: credevano stesse fingendo per il servizio fotografico, ma lui piangeva di disperazione. Ora è in ristrutturazione e i lavori sono finanziati da molti Paesi europei tra cui anche Slovenia e Montenegro. Nell'elenco non ho visto la Serbia. La cupola in vetro è stata donata dall'Austria. Chissà quando finiranno i lavori(*). 
Bascarsija



Torniamo alle macchine e saliamo in collina alla caserma ottomana per vedere Sarajevo dall'alto, avvolta nella nebbiolina.


 Tornando in città andiamo a vedere il cimitero Koševo: una distesa di croci bianche e di tombe mussulmane, tutte con le stesse date, più o meno. Una tristezza infinita. Speriamo davvero che certe cose non accadano più.
Dopo pranzo lasciamo la malinconica e nostalgica Sarajevo per Mostar. Il tragitto è molto bello, ci sono tratti panoramicissimi, in mezzo alla natura selvaggia. A un certo punto si supera una galleria, una stretta gola e il verde vellutato della Bosnia lascia spazio all'improvviso al paesaggio brullo e roccioso dell'Erzegovina. Sembra di essere in un altro mondo e arrivati a Mostar anche la temperatura è ben diversa...si sfiorano i 40°C e c'è il sole. Sarajevo con la sua malinconia, la sua nebbiolina e i suoi profumi pungenti sembra così distante. Mostar è mediterranea, la roccia lascia il posto raramente a qualche pianta aromatica, l'aria profuma di fichi e un vento caldo ti accarezza e ti ricorda che non lontano c'è il mare. Si sente quasi odore di salsedine
Troviamo facilmente la nostra pensione, la “Pansion Rose”, è sulla strada principale, ma le camere danno sull'altro lato e sono molto tranquille. Dal terrazzo vediamo i tetti delle case e i minareti.
Ci rinfreschiamo e poi ci dirigiamo verso il centro storico. Il primo ponte che vediamo è il ponte storto, il Kriva Cuprija, una versione ridotta dello Stari Most.

Stari Most


E poi eccolo: il Ponte Vecchio, lo Stari Most, il simbolo della città.Sento salire le lacrime agli occhi, io su quel ponte c'ero già salita, era il lontano 1989, avevo 8 anni, ma me lo ricordo bene. 4 anni dopo mia mamma, seduta sul divano di casa, mi chiama urlando per mostrarmi in tv i bombardamenti e la distruzione del Ponte. Mi dice “Chiara, ricordati questo giorno, perchè abbiamo visto un pezzo di storia che ora non c'è più”
Eravamo tutti tristi.
Il ponte infatti, considerato simbolo di unione tra il quartiere Croato-Cattolico e il quartiere Ottomano-Mussulmano, fu distrutto dai Croati. Inizialmente infatti croati-cattolici e i mussulmani si allearono contro i serbi che circondavano la città, ma in un secondo momento, allettati dalla possibilità di annettere l'Erzegovina alla ricca Croazia, si misero a fare la guerra ai loro “fratelli” mussulmani. Che voltagabbana!! E la distruzione del ponte fu puramente un atto simbolico, in quanto non aveva alcun valore strategico. E così, quell'elegante arco di pietra chiara che di notte diventava argentato alla luce della luna, dopo 500 anni che se ne stava lì a veder scorrere sotto di lui la verde Neretva, quel “gigante” buono in pochi minuti si distrusse e crollò in acqua, portandosi dietro mezzo secolo di storia.
Nel 2004, grazie anche a un finanziamento italiano, fu ricostruito tale e quale. Alcune pietre, poche a dir la verità, furono raccolte dal fiume e riutilizzate. Per le altre invece si cercò di studiare com'erano state tagliate, si ricavarono dalla stessa cava da cui furono estratte 500 anni prima, e si tagliarono rigorosamente a mano. Tutto doveva essere il più simile possibile all'originale.
Il ponte è tornato bello come prima, ma due pietre, una da un lato e una dall'altro, invitano a non dimenticare quello che è stato. “Don't Forget 1993” dicono.


Salgo sul ponte e vedo la me bambina di 8 anni che mi corre incontro. Quanto tempo è passato, quante cose anche nella mia vita sono successe. La Neretva sotto il ponte continua a scorrere placida, è verde smeraldo ed è bellissima. Dal ponte si tuffano i ragazzi,un tempo per pochi spiccioli oggi vogliono parecchi euro. É un salto alto e pericoloso. Un tempo serviva ad attirare le belle ragazze, era una prova di coraggio e virilità.
La città è bellissima: il ponte unisce i due quartieri, mussulmano e cattolico, cambiano i negozi e gli articoli che vi si vendono, ma l'atmosfera è la stessa...stessi ciottoli levigati, stessi vicoli stretti e pieni di gente, stesse case basse, in pietra. Il quartiere mussulmano è forse più particolare in quanto vi si trovano alcune abitazione in stile ottomano oltre che a una bellissima moschea. Ma rimandiamo la visita al giorno dopo, è tardi e siamo affamati.
Andiamo a cena in un ristorante carinissimo, consigliatoci dai nostri padroni di casa, si chiama Sadrvan, si trova nella città vecchia, nella parte cattolica. (il sito è www.restoransadrvan.ba).
Ordiniamo olive e formaggio locale e poi grigliata mista di carne e verdure,il tutto accompagnato da un'ottima pivo. All'arrivo ci offrono pure un aperitivo, che però a noi sembra più un digestivo...parecchio alcolico direi!!
Caffè, acqua e tutto quel ben di Dio per un totale di ...12 euro a testa!!!! E vi giuro che la quantità era assurda...il mio piatto era un vassoio di portata...sarebbe bastato per due o tre persone.
Anche la qualità è buona. Insomma, ci hanno consigliato davvero bene.
Siamo cotti e rimandiamo la visita di Mostar al giorno dopo.








(*)(NdR: ora la biblioteca è stata interamente ristrutturata e i lavori sono finiti da più di un anno)

venerdì 7 marzo 2014

16 anni fa, metà della mia vita...

25 Aprile 1990

Oggi è il 7 marzo. 16 anni fa vedevo la mia nonnina per l'ultima volta e non lo sapevo. Lei, la persona che mi aveva allevato con dedizione e amore perchè mia mamma doveva lavorare. Lei, la persona che mi ha curato quando ero febbricitante (praticamente sempre, con le mie tonsille malate...), che mi leggeva le fiabe prima di andare a letto, lei che mi preparava il semolino con dentro il rosso dell'uovo o il formaggino "MIO", che a me piaceva tanto. Lei, che guardava tutte le telenovelas Sud Americane come Rosa Selvaggia, Celeste, Topazio...
Lei che mi portava la mattina all'asilo e poi quando mi veniva a prendere mi portava al parco e c'era quella panca in marmo dove si nascondevano le lucertole.
Lei, che a Carnevale mi portava alle giostre vestita da Principessa.
Lei, che ogni anno d'estate dopo la scuola mi portava all'acquario civico di Milano , che a me piaceva tanto, mi sembrava un posto fichissimo.
Oggi sono a casa con la febbre, ero sul divano e all'improvviso mi è venuto in gola il ricordo di quel 7 marzo 1998. Eri in ospedale nonnina, c'era il sole, la mattina a scuola mi ero offerta per l'interrogazione di storia e avevo preso 8, volevo dirtelo, sperando che fosse uno di quei giorni buoni in cui capivi abbastanza. Di pomeriggio sono venuta a trovarti e ti avevo portato delle mimose, perchè il giorno dopo sarebbe stata la Festa della Donna.
Ti ho detto del voto ed eri felice, poi mi ero spostata lasciandoti con mia mamma, io ero andata verso la finestra da cui filtrava un bellissimo sole.
Quando ti ho salutato ho sentito qualcosa.
Quando stavo percorrendo il corridoio dell'ospedale per uscire ho sentito come un richiamo, mi sono voltata e stavo per tornare indietro, al tuo capezzale, ma non so perchè non l'abbia fatto.
Quella sera a casa mia mamma ha detto che mentro ero alla finestra tu mi fissavi e lei ti aveva chiesto "Cosa fai mamma?" e tu avevi risposto "Lasciamela guardare ancora un po', è così bella".

Oggi dopo che è affiorato questo ricordo sono scoppiata a piangere e solo dopo ho realizzato che era proprio il 7 marzo.

Il 12 marzo te ne andasti per sempre, sono passati 16 anni, metà della mia vita e chissà se sai tutte le cose belle che mi sono successe in questi anni.

Secondo me oggi sei venuta a trovarmi, secondo me eri qui con me. Come anche il giorno in cui ho scoperto di aspettare Stella, che poco prima del risveglio ti sognai. O come le tante volte che sento una folata di vento e all'improvviso sento il tuo profumo.

Ciao nonnina, ti voglio bene e ti penso spesso!!!