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vista dello Stari Most da un minareto |
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Agosto – Mostar
Dopo
colazione, sfidiamo il caldo torrido di Mostar e torniamo nella città
vecchia, attraversiamo il ponte vecchio e visitiamo nella torre
situata sulla sponda orientale il museo a lui dedicato.
Mostra anche
il bombardamento del 1993 e fa veramente impressione vedere questo
gigante di pietra crollare in acqua. Nel quartiere mussulmano
visitiamo due moschee e
due case in stile ottomano, una di 3 secoli fa
l'altra più antica, del 16° secolo. Nel cortile di quest'ultima,
c'è la possibilità di prendere un tè o un caffè turco mangiando i
lokum, dolcetti tipici turchi.
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esterno di una delle due case in stile Ottomano |
Non ci lasciamo scappare l'occasione e
il tè alla mente è delizioso. Gironzoliamo per il quartiere
ottomano, la parte più bella di Mostar, tutta acciottolata e con le
case in pietra, torri e bagni turchi oltre a piccole botteghe
artigiane e di battitori di rame (le kujunžije ) che
danno il ritmo alla città.
Vediamo
anche il mercato di Tepa, proprio dietro la moschea Koski
Mehmed-Pasa, che nacque in epoca turca e compriamo della frutta.
Mangiamo per strada un burek ripieno di salsiccia e ci avviamo verso
la parte occidentale, meno interessante, ma cmq da vedere. Nella
parte occidentale, dopo la guerra il campanile della chiesa è stato
alzato e risulta sovradimensionato rispetto alla chiesa stessa. Una
croce gigante è stata anche innalzata in una della colline a ovest.
Entrambe le costruzioni stanno a simboleggiare la (presunta)
supremazia del cattolicesimo sulla religione mussulmana. A parte il
messaggio veramente triste, sono davvero due costruzioni orribili. La
chiesa poi è un blocco anonimo di cemento, veramente brutto.Di
rimando però i muezzin cercano di cantare sempre più forte durante
il richiamo alla preghiera, in risposta i cattolici suonano ad
altissimo volume le campane...e via andare ….
Nella
parte occidentale sono ancora molto visibili i segni della guerra,
case e palazzi sventrati o bruciati, un grattacielo tutto
annerito...una vera tristezza.
Visitiamo dall'esterno la scuola
secondaria superiore che è stata restaurata dopo la guerra e come
stile richiama vagamente la Biblioteca Nazionale di Sarajevo.
Tornando verso il lato orientale, vediamo la Scuola di Musica, la cui
ricostruzione è stata finanziata dal governo italiano. Ci manca
ancora una moschea, nel quartiere orientale. È la moschea più bella
e più antica di Mostar è la moschea Karadjozberg, costruita nel
1557. Danneggiata durante la guerra degli anni 90 è stata
completamente restaurata insieme al minareto e ora la si può
visitare e si può visitare anche il minareto da cui si ha uno
splendido panorama sulla città. Il custode che fa da guida ci prende
in simpatia e ci fa pagare di meno il biglietto di ingresso. Parlando
scopro che lui fa la guida a quella moschea da quasi 30 anni, gli
dico allora che io sono già stata a Mostar e che ho visitato quella
moschea con i miei genitori e ho delle foto bellissime che aveva
fatto mio padre. Lui mi chiede “Quando sei stata qui?” e io “nel
1989”. Sta in silenzio, guarda nel vuoto e un po' duro mi dice “ah,
allora hai visto che prima era una bella città. Ora...” Noi gli
diciamo che è bella anche adesso, ma lui sembra non ascoltarci.
Guarda oltre al marciapiede, dove c'è un piccolo cimitero, ci dice
“vedete quello? Era un parco per i bambini, ora è un cimitero. Non
sapevamo più dove seppellire i nostri morti. Abbiamo usato anche le
aiuole”
Mi
viene in mente Dubrovnik nel 2003, vicino a casa nostra c'era un
parcheggio e nell'aiuola c'erano tre croci datate 1993.
Prima
di andarcene visitiamo anche il retro della moschea, dove si trova il
più antico cimitero mussulmano della cirtà, con le sue turbe,
ovvero le lapidi, sparse nell'erba.
Il
custode/guida ci porta anche in un ristorante che conosce lui e dice
al gestore che se stasera andiamo lì deve farci un trattamento di
favore. Ci dice che con 3,5 euro lì possiamo cenare, che se no in
centro ci pelano (notare che non abbiamo mai speso più di 12 euro!!)
Il posto tuttavia non ci attira, salutiamo e torniamo a passeggiare
nei vicoli fino a tornare sullo Stari Most e arriviamo nella parte
del quartiere vecchio occidentale dove ci concediamo una birra fresca
con lo sguardo rivolto al ponte e alla Neretva verde smeraldo. Ci
voleva proprio!!!!ci saranno 40°C!!!!
Per
cena scegliamo un ristorante sulla sponda ovest, vicino al Ponte
Storto, il menù esposto sembrava offire varie opzioni anche per i
vegetariani come Roberta. Ci sediamo, ma dopo averci fatto ordinare
da bere il cameriere ci annuncia che hanno solo carne e funghi.
Faccio notare che con noi c'è una vegetariana e lui mi risponde
“Nema problema, può mangiare i funghi”....sorvolando sulla
simpatia del cameriere, decidiamo di finire in fretta da bere e
andarcene...per bere in fretta quel litrozzo di birra a testa ci
inventiamo un giochino stupido. A turno ognuno dice un numero, ma
tutti i multipli di 3 o i numeri che contengono il n. 3 anche se non
ne sono multipli (ad esempio 13) non devono essere pronunciati, al
loro posto dobbiamo dire la parola PIVO (cioè birra), ad esempio:
“1, 2, Pivo, 4, 5, Pivo...” e così via. Chi sbaglia beve! Alla
fine tra risate e sorsi di birra, riusciamo a finire e dopo aver
pagato scappiamo sulla sponda est in cerca di un ristorante. Alla
fine arriviamo in un ristorante con vista sullo Stari Most dove hanno
tutto quello che cerchiamo: cortesia, qualità e varietà. Dopo cena,
complice la giornata intensa e la pancia bella pienotta, ci
concediamo un gelato (per digerire, ovvio!!!) e poi a nanna. Domani è
giorno di spostamenti. Ultima tappa in Bosnia Erzegovina e poi sarà
la volta della Croazia.